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CAVE: IN ABRUZZO FAR WEST, MORATORIA INDISPENSABILE

cave

FINALMENTE UN DATO UFFICIALE:

IN ABRUZZO 596 CAVE ATTIVE

(e hanno la faccia tosta di criticare la moratoria!)

Molto interessante la seduta di ieri della Commissione di Vigilanza del Consiglio Regionale che aveva all’ordine del giorno la situazione attività estrattive e di escavazione nella Regione Abruzzo.

Sulla questione abbiamo audito il dott. Mario Pastore, direttore direzione sviluppo economico e il dott. Enzo Faieta, dirigente servizio risorse del territorio e il funzionario Gesualdo Del Pizzo.

Peccato che fossero assenti i rappresentanti dei partiti che stanno tentando di cancellare la moratoria (PDL-FLI-UDC) con l’unica eccezione del consigliere Ricardo Chiavaroli che speriamo socializzi i contenuti della discussione.

Infatti dall’audizione è emerso un quadro che conferma le ragioni della moratoria che abbiamo imposto con la battaglia sulla Finanziaria di fine anno.

 Il servizio soffre di carenze di personale, il quadro normativo è ancor più carente.

 Il servizio non si occupa solo di cave ma anche di idrocarburi, depositi, acque minerali.

 Il servizio ha problemi persino a fare il censimento e a ottenere che i cavatori compilino schede rispetto alla quantità di materiale effettivamente estratto.

 L’Abruzzo è una delle tre regioni italiane che non riesce a garantire un monitoraggio preciso delle cave dismesse (quante sono?) .

 Comunque dai dati degli ultimi anni se ne contano – secondo il responsabile del servizio – una media di 10/15 all’anno dismesse.

 Ci sono fortissimi problemi a garantire e a controllare che siano effettuate i lavori di ripristino.

 Le cifre che i cavatori pagano alla Regione sono ridicole rispetto al volume degli affari.

 Una specie di far west nel quale non sappiamo quante sono le cave dismesse, quante siano effettivamente in regola, non siamo in grado di far rispettare le norme, i cavatori pagano cifre irrisorie.

In compenso l’unico dato (quasi) certo è che al momento sono attive in Abruzzo 596 cave, ci sono circa 30 nuove autorizzazioni pronte ma bloccate dalla moratoria e un’altra sessantina che sono all’attenzione del Comitato V.I.A.

Insomma la moratoria imposta da Rifondazione Comunista ha bloccato circa 90 nuove autorizzazioni.

Considerato che la Regione Lombardia ne dichiara 558 e la Regione Veneto 566 non si capisce da dove derivi l’allarme lanciato da Confindustria e ANCE di blocco dell’attività edilizia se attualmente siamo – secondo i dati forniti  – la Regione che ha più cave attive in Italia.

Dopo l’audizione credo che sia risultato evidente che lo stop a nuove autorizzazioni lungi dall’essere una misura estremista ed ideologica è semplicemente una misura di buonsenso e un atto dovuto.

E’ davvero triste che il lungo confronto sia avvenuto in commissione senza la partecipazione dei demagoghi che cercano soltanto di ramazzare voti dalle varie lobbies senza neanche prendersi l’onere di studiare problematiche complesse.

Rivendichiamo dopo 29 anni di mancata attuazione dell’obbligo di dotarsi di un Piano regionale delle attività estrattive che la nostra moratoria stia finalmente imponendo il tema all’attenzione e costringendo a porre rimedio a un autentico scandalo alla luce del sole.

PDL-FLI-UDC, con la complice astensione del PD, hanno rifiutato il confronto nel merito e tentano di cancellare la moratoria.

Da 29 anni l’Abruzzo attende un piano cave e in regime transitorio il nostro territorio è diventato una gruviera.

Difenderemo la moratoria con ogni mezzo consentito dal regolamento del Consiglio.

 

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC

Antonio Saia, consigliere regionale PdCI

 

2 comments to CAVE: IN ABRUZZO FAR WEST, MORATORIA INDISPENSABILE

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