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CISL e imprese alla Regione: via il divieto sulle cave (la risposta di Rifondazione)

stop_consumo_territorioSULLE CAVE POSIZIONE CONFINDUSTRIA E’ OBSOLETA

NON E’ VERO CHE SI BLOCCANO LE ATTIVITA’ ESTRATTIVE, MA SOLTANTO IL RILASCIO DI NUOVE AUTORIZZAZIONI

La presa di posizione dei presidenti regionali di Confindustria Abruzzo, Ance Abruzzo, Act, Arca e Confapi contro la moratoria sulle cave mostra chiaramente che il vecchio in Abruzzo non si annida soltanto nelle stanze della politica o della burocrazia.

Ovviamente non siamo sorpresi perché è proprio per assecondare questa visione primitiva dello sviluppo economico (e gli intrecci tra politica e affari) che la Regione Verde d’Europa ha dimenticato per 29 anni di predisporre un piano previsto dalla legge fin dal 1983.

Una norma transitoria che dura 29 anni è una vergogna!

Ormai l’Abruzzo è una delle pochissime regioni italiane prive del piano cave e di questo dovrebbero lamentarsi Confindustria e ANCE.

Invece scelgono la strada della disinformazione lasciando intendere che il Consiglio regionale abbia bloccato le attività estrattive, mentre la moratoria riguarda soltanto le nuove autorizzazioni.

Simile atteggiamento mi ricorda quello di certi big della sanità privata che inviavano i propri dipendenti a protestare sotto la Regione ogni volta che Rifondazione o pochi altri proponevano di introdurre regole più incisive.

Particolarmente cinico poi l’uso della questione della ricostruzione che non è certo ferma per colpa degli ambientalisti o dei Rifondazione Comunista.

Se una moratoria fosse stata approvata negli anni passati – e Rifondazione la propone da anni – probabilmente l’Abruzzo avrebbe da tempo un piano cave.

E’ ipocrita l’atteggiamento delle organizzazioni (im)prenditoriali: dopo 29 anni di far west invece di chiedere una rapida approvazione del PIANO CAVE invocano la cancellazione della moratoria!

Approvando il mio subemendamento sulla moratoria il Consiglio regionale ha posto fine a un assalto indiscriminato al nostro territorio e al nostro paesaggio.

                                                                                                                                     Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC

 P.S.: Constato che solerti consiglieri del PDL hanno già presentato emendamenti per cancellare la moratoria. Si tratta di una furbata che non fa loro onore perché è davvero squallido rimangiarsi un accordo raggiunto soltanto poche settimane fa in Consiglio. Devo purtroppo far notare che si tratta di norme intruse che soltanto violando la legge e regolamenti potranno essere poste in votazione nel Consiglio di martedì prossimo. In tal caso impatteranno con qualche centinaio di subemendamenti. I problemi seri si affrontano con lo studio e non con le sveltine a cui ci ha abituato la storia dell’Abruzzo.

…………………………………………….

da Il Centro, VENERDÌ, 20 GENNAIO 2012
 
 
 
Imprese alla Regione: via il divieto sulle cave
 
Le associazioni: così aumentano i costi per aziende e privati
 
 
 
Effetti negativi sugli abruzzesi che stanno ricostruendo le case danneggiate dal terremoto
 
 


 PESCARA. Gli imprenditori abruzzesi chiedono alla Regione di rimuovere il divieto delle attività estrattive nelle cave, per la durata di 18 mesi, contenuto nella legge finanziaria per il 2012, per non aggravare la crisi delle aziende che operano nel campo dei materiali edilizi e delle costruzioni.
 La richiesta è contenuta in una lettera inviata, ieri, all’assessore regionale allo Sviluppo, Alfredo Castiglione (e per conoscenza al governatore Gianni Chiodi) firmata dai presidenti regionali di Confindustria Abruzzo, Ance Abruzzo, Act, Arca e Confapi, le associazioni che riuniscono il maggior numero e le più importanti aziende del settore estrattivo.
 Il divieto contestato è contenuto nell’articolo 29 della Finanziaria regionale.
 Le associazioni imprenditoriai esprimono un giudizio «totalmente negativo» e si dichiarano «contrarie a siffatti interventi legislativi che producono unicamente effetti devastanti sulle imprese e sui lavoratori abruzzesi».
 Le associazioni speiagno poi che ritengono che la redazione del Piano regionale delle attività estrattive «sia assolutamente necessaria e non ulteriormente rinviabile», ma ribadiscono che «il settore delle attività estrattive è strategico per l’industria abruzzese rappresentando circa il 10% del pil regionale, producendo gran parte delle materie prime per l’edilizia e garantendo occupazione e reddito direttamente ad oltre 6.500 dipendenti, che diventano oltre 15.000 considerando il cospicuo indotto sviluppato».
 Quindi, le associazioni chiedono «con forza» l’abrogazione della norma contenuta nell’articolo 29 per tre ordini di motivi.
 Primo: «Detta norma», sostengono, «provocherà in tempi brevi la chiusura delle aziende abruzzesi operanti nel settore della produzione dei materiali per l’edilizia, con conseguente perdita del posto di lavoro per migliaia di lavoratori del settore e dell’indotto».
 Secondo: «Allo stesso modo, determinerà la progressiva eliminazione dal mercato abruzzese delle aziende locali a favore di produttori extra regionali, con fortissimo rischio di infiltrazioni malavitose. E’ francamente assurdo che ciò possa essere determinato da una norma votata dai rappresentanti del popolo abruzzese, tanto più nel momento attuale, estremamente delicato e importante per l’intera regione, nel quale entrano nel pieno fervore le attività edilizie della ricostruzione nel cratere aquilano e, quindi, nel momento in cui necessiteranno maggiormente i materiali edili provenienti dalle industrie abruzzesi».
 Terzo e ultimo motivo: «Da tale provvedimento discenderà un immediato aumento dei costi a carico delle imprese di costruzioni e delle aziende industriali, costi che, di fatto, ricadranno sui cittadini abruzzesi, in particolare su coloro che con fatica stanno ricostruendo le proprie case danneggiate dal terremoto».
dimenticavo:ANCHE LA CISL E’ CONTRO LA MORATORIAda Il Centro di giovedì 19 gennaio:

citazione dall’articolo dal titolo “La Regione sta bloccando le cave”:

[….] ‹‹Con dati così “rosei” ci mancava la ciliegina sulla torta, un regalo di
buon anno che il consiglio regionale, nella sua ultima seduta di fine anno,
forse un po’ distratto dall’ora tarda, ha fatto ai lavoratori e alle aziende
degli inerti››, aggiunge De Sanctis, ‹‹Con l’articolo 29 della Finanziaria
regionale ha di fatto paralizzato il settore fino all’approvazione del piano
regionale per l’esercizio delle attività estrattive e di escavazione. Qual è
il problema? Nessuno può dire che il piano regionale non sia indispensabile,
peccato che lo si aspetta dal 1983. Immaginiamo se l’articolo 29 fosse stato
fatto allora: 28 anni di blocco di tutte le attività estrattive e di
escavazione. Forse il buon senso avrebbe voluto che i tempi fissati dallo
stesso articolo per l’approvazione del piano, anziché di 18 mesi,
probabilmente utopici, fossero di 18 giorni e che magari nel frattempo si
fosse perlomeno dato seguito a tutte le concessioni in corso di rilascio
fino alla data di approvazione. Eh no, altrimenti come si fa a mettere in
mezzo alla strada centinaia di lavoratori nel Teramano, migliaia in tutto
l’Abruzzo, senza immaginare le cave aquilane indispensabili per la
ricostruzione: tanto il materiale arriverà da Molise, Lazio, Umbria e
Marche››. La Filca chiede un passo indietro, altrimenti porterà tutti i
lavoratori che rimarranno a spasso ‹‹a conoscere chi ha approvato l’articolo
29
››. (a.f.)

Per tirarci su dopo le minacce vi propongo questo video che mi è stato segnalato su facebook da Ciro Sabatino che ringrazio:

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