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Un appello per Solidarnosc (1981)

Allen Ginsberg con una tshirt contro la guerra in Vietnam

Lettera pubblicata sulla New York Review Of Books il 16 aprile 1981 col titolo Per Solidarnosc:

Come persone di sinistra americane siamo molto turbati dalla campagna sempre più dura contro i dissidenti nel KOR (iniziali polacche del Comitato per la difesa dei lavoratori/Comitato per l’autodifesa sociale), sostenitori del movimento di solidarietà della Polonia. In particolare siamo preoccupati per l’attacco a uno dei principali portavoce del gruppo, Jacek Kuron.

Facendo leva sul timore di un’invasione russa, la leadership conservatrice in Polonia chiede l’espulsione di questi dissidenti da Solidarnosc. Come dissidenti americani conosciamo lo schema in cui una minoranza militante viene attaccata come primo passo nel tentativo di dividere e sconfiggere un movimento che è troppo forte per essere affrontato direttamente. In quanto oppositori della politica estera interventista americana, siamo particolarmente preoccupati che una sconfitta del movimento operaio polacco da parte del governo polacco, dei russi o di entrambi, lavorando insieme, rafforzi la mano dei sostenitori dell’interventismo militare americano.

L’aperto sostegno alla dittatura da parte dell’amministrazione Reagan-Haig, e il cinico abbandono persino dello slogan dei “diritti umani”, è reso più facile perché riecheggia nel blocco del Patto di Varsavia. Se i democratici, i progressisti e i lavoratori polacchi possono essere riportati in riga dalla minaccia di un intervento esterno, ciò incoraggerà il tentativo del governo degli Stati Uniti di fare lo stesso nella sua “sfera di influenza”. Consideriamo quindi la difesa del movimento Solidarnosc, e dei suoi sostenitori del KOR, come parte integrante della resistenza all’interventismo militarista anche da parte del governo degli Stati Uniti.

Barry Commoner, Hal Draper, Kate Ellis, Barbara Garson, Allen Ginsberg, Michael Harrington, Joanne Landy, David McReynolds, Seymour Melman, Harley Shaiken, IF Stone, William K. Tabb

Nota: Oggi si vanno riproducendo schemi da “guerra fredda” e questa attitudine colpisce anche settori della sinistra anticapitalista. Se il mainstream occidentale richiama all’allineamento con il “mondo libero” c’è chi pensa che la risposta sia un rinnovato campismo che vede la Russia, la Cina ( a volte persino l’Iran) come l’alternativa.  Inoltre l’affermarsi del revisionismo storico anticomunista come narrazione dominante tende a ridurre la posizione della sinistra prima della presunta “morte del comunismo” come identificazione con l’Urss. In realtà la storia reale è ben diversa. Almeno dal 1956 nella sinistra occidentale si affermò una tendenza critica del “socialismo reale” che, al contrario dei convertiti post 1989, non rinunciava alla lotta e alla critica del capitalismo e dell’imperialismo occidentali. L’appello che ho tradotto esprime, per esempio, una posizione assai diffusa che condividevano la New Left nordamericana e britannica o in Italia il Manifesto, l’area dell’autonomia, Dp, PdUP e lo stesso PCI eurocomunista. 

Il primo firmatario dell’appello era il padre dell’ecologia contemporanea Barry Commoner, autore del classico Il cerchio da chiudere, considerato l’antesignano dell’odierno eco-socialismo che aveva rapporti strettissimi attraverso Giorgio Nebbia, Giovanni Berlinguer e Virginio Bettini con il PCI. Segnalo anche Hal Draper, autore del libro sul free speech movement “La rivolta di Berkley” del 1964 pubblicato in Italia da Einaudi e nel 2020 da Res Gestae, il più importante esponente della beat generation Allen Ginsberg, il fondatore dei Democratic Socialists Of America Michael Harrington, il celebre giornalista radical IF Stone, l’autore di testi contro il capitalismo militare americano Seymour Melman. 

 

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