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IL SINDACO DI BOLOGNA SI DIMETTE, CASTIGLIONE NO

del bonoOggi pomeriggio il sindaco di Bologna ha annunciato che si dimetterà dalla carica a seguito dell’inchiesta sui rimborsi alla fidanzata. Un atto dovuto secondo i parametri di qualsiasi paese europeo o degli Stati Uniti. Ho mandato alla stampa un comunicato in cui faccio notare che in Abruzzo le cose vanno diversamente. Infatti, tranne il sottoscritto, nessuno ha chiesto le dimissioni dell’assessore Castiglione rinviato a giudizio. A costo di apparire “giustizialista” ritengo che bisogna continuare a insistere. Buona lettura!

La politica abruzzese prenda esempio dal sindaco di Bologna

  

Le dimissioni annunciate dal sindaco di Bologna oggi pomeriggio rappresentano una lezione di stile per il ceto politico abruzzese e non solo.

La vicenda giudiziaria che ha coinvolto il sindaco Del Bono non riguarda tangenti, corruzione o concussione, ma fatti che normalmente in una regione come la nostra vengono giudicati di scarso peso dalla politica e da chi fa opinione.

Del Bono non è stato ancora raggiunto neanche da una richiesta a rinvio a giudizio e comunque gli illeciti che potrebbero essergli attriuiti sono relativi a rimborsi non regolari per la segretaria-fidanzata-accompagnatrice e si parla di una diaria di 490 euro percepita per una “missione” poi annullata.

Se Bologna fosse una città abruzzese Del Bono rimarrebbe in carica per i prossimi cinquant’anni!

Infatti in Abruzzo la tendenza è sempre quella a minimizzare le vicende che coinvolgono politici e amministratori pubblici e nel tempo si è stabilizzato un senso comune che costituisce un terreno fertile per il malcostume amministrativo e i reati contro la pubblica amministrazione.

Ciò che suscita scandalo a Bologna in Abruzzo è considerato di poca rilevanza.

Se ne è avuta testimonianza nell’atteggiamento del PD nei confronti dei tanti particolari non proprio edificanti  emersi dalle inchieste su D’Alfonso.

Ancor più grave è l’atteggiamento del centrodestra abruzzese nella vicenda che coinvolge l’assessore Castiglione.

L’esponente della giunta Chiodi è stato rinviato a giudizio con l’accusa di corruzione.

Tranne Rifondazione Comunista nessuno però ne ha chiesto le dimissioni e lui ha dichiarato di non pensarci proprio.

Dopotutto, dicono quelli del suo partito, si tratta soltanto di 78 buoni benzina!

In Emilia-Romagna vige ancora fortunatamente quel senso del pudore che è normale in tutti i paesi “avanzati”.

Chi gestisce la cosa pubblica lascia la posizione che occupa se ci sono ombre sui suoi comportamenti amministrativi.

Nell’Abruzzo di Chiodi (come ieri in quello di Marini) queste cose non contano e chi, come il sottoscritto, continua a indignarsi passa pure per estremista.

 

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC

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il comunicato che avete appena letto non ha appassionato i giornali abruzzesi che non ne hanno riportato neanche una riga. La cosa non mi stupisce perchè la sottovalutazione della questione morale ho sempre sostenuto che riguarda anche la stampa. Quì da noi, come in gran parte d’Italia, un politico si dimette solo se lo arrestano o per scansare un imminente arresto. su facebook ho ricevuto un messaggio interessante da un amico bolognese:

ci sono delle inasettezze su quanto hai scritto nel tuo blog:
1) si scrive Delbono
2) la vicenda è molto più losca perchè dalle prime indagini non ci sono solo i “rimborsi” della Cracchi ma anche l’appalto informatico al Divani per 150.000 € al CUP e varie ed eventuali consulenze ad affiliati.
3) fa rabbia, molta rabbia correre il rischio del commissariamente della nostra città per via di una troia e di un cattolico ex-margherita. Qui in città la frase comune è: ad un ex PCI non sarebbe mai successo!!!

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