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Bertolt Brecht: Sulla critica di Stalin (1956)

bertolt-brechtForse potresti informare Sch. di diversi miei pareri concernenti la critica di Stalin.

1. La fuga dalla barbarie del capitalismo può essa stessa avere ancora caratteristiche barbariche. Il primo periodo di governo proletario può avere caratteristiche disumane a causa del fatto che il proletariato, come Marx lo descrive, è tenuto in soggezione bestiale dalla borghesia. La rivoluzione scatena meravigliose virtù e vizi anacronistici contemporaneamente. La liberazione da questi vizi ha bisogno di più tempo rispetto alla rivoluzione. La seconda volta (in Cina) sarà già  piuttosto facile, e lo stesso vale per i paesi meno arretrati, dove l’accumulazione originaria del capitale è più avanzata.
2. Una delle gravi conseguenze dello Stalinismo è l’atrofia della dialettica. Senza la conoscenza della dialettica, tali transizioni come quella da Stalin come motore, a Stalin come freno non sono comprensibili. Né lo è la negazione del partito attraverso l’apparato statale. Né le trasformazioni di lotte su diversi punti di vista in lotte per il potere. Né la trasformazione della tecnica di idealizzare e mitizzare un leader al fine di conquistare le vaste masse arretrate in un motivo per la distanza e la paralisi delle masse.
3. Gli storici devono lavorare sulla valutazione storica di Stalin. La liquidazione dello stalinismo può avere successo solo se il partito mobilita la saggezza delle masse su scala gigantesca. Questa si pone sulla strada diretta al comunismo.
4. Il (doloroso) passaggio dal culto di Stalin a una rinuncia della preghiera.

(…)Brecht aveva sempre avuto riserve private su Stalin, che non aveva mai espresso pubblicamente per il timore di indebolire la lotta contro il fascismo; come è avvenuto con molti comunisti, fece i conti con la scossa delle rivelazioni di Khrushev interpretando lo stalinismo come perversione non dialettica del marxismo. Questo atteggiamento è coerente con la sua posizione su questioni di estetica nel suo conflitto con la linea culturale SED.

Sch. è Albert Schreiner.

Ho tradotto questo testo dall’antologia Brecht On Art And Politics. Per contestualizzare storicamente consiglio le illuminanti pagine di Eric Hobsbawm.

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