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William Burroughs: Captain Mission

captain missonPrima!

I principi liberali realizzati nelle rivoluzioni francese e americana e più tardi nelle rivoluzioni liberali del 1848 erano già stati codificati e messi in pratica da comuni di pirati un centinaio d’anni prima. Ecco una citazione da Sotto la bandiera nera di Don C. Seitz:

Il Capitano Mission fu uno dei precursori della Rivoluzione Francese. Era cent’anni in anticipo sul suo tempo, perché la sua carriera si fondava sul desiderio iniziale di sistemare meglio i problemi dell’umanità, il che andò a finire, come è del tutto normale, in una più liberale sistemazione delle proprie fortune. Si racconta che il Capitano Mission, dopo aver guidato la sua nave alla vittoria contro una nave da guerra inglese, chiamò la ciurma a raduno. Quelli che volevano seguirlo sarebbero stati benvenuti e trattati come fratelli; quelli che non volevano sarebbero stati pacificamente lasciati a terra. Tutti quanti abbracciarono la Nuova Libertà. Alcuni erano per inalberare senz’altro la Bandiera Nera ma Mission temporeggiava, dicendo che non erano pirati bensì amanti della libertà, che combattevano per la parità dei diritti contro tutte le nazioni soggette alla tirannia del governo, e sostenne la bandiera bianca come l’emblema più adatto. Il denaro della nave fu messo in un baule per essere usato come proprietà comune. I vestiti vennero poi distribuiti a tutti coloro che ne avessero bisogno e la repubblica del mare fu in piena attività.  Mission li esortò a vivere in stretta armonia tra di loro, ché una società squilibrata li avrebbe sempre giudicati come pirati. Autodifesa, quindi, e non una crudele disposizione, li spinse a dichiarare guerra a tutte le nazioni che chiudessero loro i porti. “Io dichiaro questa guerra e nello stesso tempo vi raccomando un comportamento umano e generoso verso i vostri prigionieri, ciò che apparirà tanto più il risultato di una nobile anima, sì come saremo soddisfatti dovessimo non incontrare lo stesso trattamento nel caso che sfortuna o mancanza di coraggio ci dovessero rendere alla loro mercé…”. Il Nieustadt di Amsterdam venne catturato, rendendo duecento sterline, oro in polvere e diciassette schiavi. Gli schiavi furono accolti nella ciurma e vestiti con gli indumenti di riserva degli olandesi; Mission fece un discorso che denunciava la schiavitù, sostenendo che uomini che vendevano altri come bestie dimostravano che la loro religione era soltanto uno sberleffo poiché nessun uomo aveva potere di libertà su un altro.

Mission esplorò la costa del Madagascar e trovò una baia dieci leghe a nord di Diégo-Suarez. Fu deciso di stabilire qui le basi terrestri della Repubblica: edificare una città, costruire moli e avere un posto da poter considerare loro. La colonia fu chiamata Libertatia e venne posta sotto Articoli scritti dal Capitano Mission. Gli Articoli stabiliscono, tra le altre cose: tutte le decisioni riguardanti la colonia devono essere sottoposte al voto dei coloni; l’abolizione della schiavitù per qualsiasi ragione incluso il debito; l’abolizione della pena di morte; e la libertà di seguire qualsiasi credenza religiosa o pratica senza sanzioni e molestie. La colonia del Capitano Mission, che ammontava a circa trecento anime, fu spazzata via dà un attacco a sorpresa degli indigeni e il Capitano Mission fu ucciso poco tempo dopo in una battaglia navale. Vi erano altre colonie di questo tipo nelle Indie Occidentali e in America Centrale e Meridionale, ma non furono in grado di conservarsi non essendo popolate abbastanza da resistere agli attacchi. Se lo fossero state, la storia del mondo sarebbe stata diversa. Immaginate un certo numero di queste posizioni fortificate per tutto il Sudamerica e le Indie Occidentali, dall’Africa al Madagascar alla Malesia e alle Indie Orientali, tutte in grado di offrire rifugio ai fuggiaschi dalla schiavitù e dall’oppressione: “Venite con noi e vivete sotto gli Articoli”. Subito troveremmo alleati in tutti gli asserviti e oppressi di tutto il mondo, dalle piantagioni di cotone degli Stati Uniti meridionali alle piantagioni di canna da zucchero delle Indie Occidentali, l’intera popolazione indiana del continente americano dall’Artico a Capo Horn, peonizzata e degradata dagli spagnoli in una povertà e ignoranza subumane, sterminata dagli americani, infettata dai loro vizi e dalle loro malattie, i neri colonizzati dell’Africa: sarebbero tutti potenziali alleati. Posizioni fortificate in stretta cooperazione con bande mobili di guerriglieri; rifornite di soldati, armi, medicinali e informazioni dalle popolazioni locali… una simile combinazione sarebbe imbattibile. Se l’intero esercito americano non è riuscito a vincere i vietcong in un’era in cui le posizioni fortificate sono state sorpassate dall’artiglieria e dagli attacchi aerei, certamente gli eserciti d’Europa, operanti in territorio sconosciuto ed esposti a tutte le logoranti malattie dei paesi tropicali, non sarebbero riusciti a vincere sulle tattiche di guerriglia aggiunte alle posizioni fortificate. Considerate le difficoltà che un simile esercito invasore dovrebbe affrontare: continue azioni di disturbo dei guerriglieri, una popolazione totalmente ostile già pronta con veleni, informazioni sbagliate, serpenti e ragni nel letto del Generale, armadilli portatori della mortale malattia del mangiar terra che grufolano sotto le caserme e vengono adottati come mascotte dal reggimento mentre dissenteria e malaria esigono il loro tributo. Gli assedi non possono presentare che una serie di disastri militari. Non c’è modo di fermare gli Articolati. L’uomo bianco è retroattivamente scaricato del suo fardello. I bianchi saranno i benvenuti come lavoratori, coloni, insegnanti e tecnici, ma non come colonizzatori o padroni. Nessun uomo puòviolare gli Articoli. Immaginate un simile movimento su scala mondiale.  Messe di fronte alla vera pratica della libertà, le rivoluzioni francese e americana sarebbero costrette a mantenere la parola. I risultati catastrofici di un’industrializzazione incontrollata ne verrebbero anche diminuiti, poiché i lavoratori delle fabbriche e gli abitanti degli slum delle città cercherebbero rifugio nelle zone articolate. Ogni uomo avrebbe il diritto di stabilirsi in qualsiasi zona di sua scelta. La terra apparterrebbe a coloro che la usano. Nessun padrone bianco, nessun Pukka Sahib, nessun Patrón. L’escalation della produzione di massa e il concentrarsi della popolazione nelle aree urbane verrebbero fermate, perché chi è che vorrebbe lavorare nelle loro fabbriche e comperare i loro prodotti quando può vivere dei campi e del maree dei laghi e dei fiumi in aree di incredibile abbondanza? E vivendo della terra, avrebbe una ragione per preservarne le risorse. Cito questo esempio di Utopia retroattiva poiché avrebbe realmente potuto avverarsi nei termini delle tecniche e risorse umane disponibili a quel tempo. Se il Capitano Mission avesse vissuto abbastanza a lungo da affermare un esempio da seguire per altri, l’umanità avrebbe potuto liberarsi dalla mortale impasse di problemi insolubili in cui ora noi ci troviamo. L’occasione era là. L’occasione è stata mancata. I principi delle rivoluzioni francese e americana divennero tortuose menzogne sulle bocche dei politicanti. Le rivoluzioni liberali del 1848 crearono le cosiddette repubbliche dell’America Centrale e Meridionale, con una cupa storia di dittatura, oppressione,corruzione e burocrazia, chiudendo così questo vasto, spopolato continente a ogni possibilità di comuni secondo le linee tracciate dal Capitano Mission. Ad ogni modo il Sudamerica sarà ben presto intersecato da autostrade e motel. In Inghilterra,Europa Occidentale e America, il sovraffollamento innescato dalla Rivoluzione Industriale lascia poco spazio alle comuni, che sono regolarmente soggette alle leggi statali e federali e frequentemente angariate dagli abitanti del posto. Non c’è semplicemente spazio per “libertà dalla tirannia del governo” dal momento che gli abitanti delle città ne dipendono per cibo, energia, acqua, trasporti, protezione e assistenza. Il vostro diritto a vivere dove volete, con compagni di vostra scelta, sotto leggi che approvate, morì nel diciottesimo secolo con il Capitano Mission. Solo un miracolo o una catastrofe potrebbe restituirlo.

* da William S. Burroughs, “Le città della notte rossa”, 1981

Il nome di battesimo del pirata filosofo, il capitano Mission, o Misson, è andato perduto. Tutto quello che sappiamo di lui si trova in un libro, A General History of the Most Notorious Pirates, pubblicato a Londra nel 1724 e scritto da un certo capitano Charles Johnson (anche se una corrente di pensiero attribuisce il testo a Defoe). Le memorie di Mission, scritte a mano, in francese, furono a quanto sembra messe in salvo da un membro dell’equipaggio sopravvissuto all’ultimo viaggio del capitano, e dopo esser passate per parecchie mani vennero tradotte da Johnson e incluse nel libro.

Mission veniva da una ricca famiglia della Provenza, e alla fine del Seicento aveva studiato lettere, logica e matematica all’Università di Angers. Il suo primo incarico come ufficiale fu su una nave da guerra francese, la Victoire, dotata di trenta cannoni, al comando di un lontano cugino. La nave fece scalo a Napoli, e da lì Mission andò a Roma, dove conobbe un giovane prete di nome Caraccioli. Mentre si confessava, Mission ebbe la sorpresa di scoprire che il prete condivideva il suo disgusto per l’ipocrisia del potere, temporale e spirituale. Caraccioli gettò la tonaca e si imbarcò sulla Victoire.

La fregata diede battaglia a due vascelli algerini, li sconfisse, e Caraccioli riportò una ferita alla coscia. Altre battaglie si risolsero in altrettante vit-torie. La Victoire attraversò l’Atlantico e al largo della Martinica, nel Mar dei Caraibi, venne assalita dall’inglese Winchelsea, al comando del capitano Opium Jones. La prima bordata causò la morte del capitano, del secon-do e di tre luogotenenti della Victoire, e così toccò a Mission assumere il comando, con Caraccioli al suo fianco. Sconfissero gli inglesi, Mission venne acclamato capitano dall’intero equipaggio, e issò sul pennone, come bandiera pirata, un vessillo bianco con la parola LIBERTÉ dipinta sopra.

Dopo molte altre avventure lungo le coste dell’Africa occidentale, e con l’aiuto di una nave inglese catturata e del suo equipaggio, Mission aiutò la regina di Johanna a far guerra alla vicina Mohilla, due isole situate tra il Mozambico e la grande isola rossa, il Madagascar. Mission e i suoi uomini si impadronirono di una nave portoghese e decisero di stabilirsi in Madagascar. Qui, intorno al 1700, in una baia remota all’estremità settentrionale dell’isola, Mission costruì due grandi forti ottagonali, e con la sua banda di pirati francesi e inglesi, marinai disertori e schiavi liberati — parecchie centinaia di uomini — fondò la libera colonia di Libertatia. Insieme al luo-gotenente Caraccioli e al capitano inglese Thomas Tew, convertito alla pi-rateria, Mission formulò una serie di Articoli per regolare la vita della co-lonia secondo principi pacifici e democratici. Questi articoli erano basati su idee assai simili a quelle poi sostenute dalle rivoluzioni francese e ame-ricana alla fine del Settecento. Vennero abolite la pena capitale, la schiavi-tù, la prigionia per debiti, e venne proibita ogni interferenza con il credo religioso e i costumi sessuali dei coloni. Caraccioli divise gli uomini in gruppi di dieci, chiamati stati, e venne stabilita la figura del Lord Conser-vatore e la convocazione di un’assemblea plenaria annua. La prima assemblea durò dieci giorni. Tew venne nominato ammiraglio, Caraccioli segretario di stato, e Mission diventò Sua Suprema Eccellenza il Lord Conser-vatore.

Nel corso di una crociera al largo delle coste meridionali del Madagascar, il capitano Tew e alcuni marinai inglesi da lui reclutati passarono l’ul-tima notte di navigazione a bere rum, e la marea staccò la nobile Victoire dagli ormeggi, mandandola a sfracellarsi contro gli scogli. L’equipaggio andò disperso, Tew si accampò alla meglio e aspettò che venissero a trarlo in salvo.

Mentre il capitano Tew aspettava nella sua insenatura lontana e solitaria, due numerosissime bande di indigeni malgasci assalirono Libertatia in piena notte e raserò al suolo la colonia. Caraccioli morì nel corso della battaglia, e Mission riuscì a scappare con due corvette e quarantacinque uo-mini. Dopo molto navigare, raggiunse la lontana insenatura del capitano Tew, e i due decisero insieme di rifugiarsi in America, dove nessuno li conosceva. La loro corvetta venne affondata da un’immane tempesta al largo di Cape Infanta.

da William Burroughs, La febbre del ragno rosso, 1991

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