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Owen Jones: Pride, la tradizione britannica che Thatcher non ha potuto distruggere

prideloc“Il nuovo potente film Pride mi ha portato fino alle lacrime con la sua celebrazione della cooperazione, della solidarietà e dell’altruismo”, ha scritto sul Guardian Owen Jones. Dopo aver tradotto articolo sul comunista Mark Ashton personaggio centrale di Pride vi propongo anche questa significativa recensione. Owen Jones è un combattivo opinionista nato nel 1984 quindi all’epoca dei fatti ma con una memoria e una coscienza di classe come non se ne vedono nel panorama informativo italiano. Nel suo articolo Jones fa riferimento a tradizioni che anche in Italia andrebbero riscoperte. Rinnovo l’invito ad andare a vedere Pride. Buona lettura!

“Tradizione” è una parola con connotazioni piuttosto conservatrici, spesso usata per giustificare le ingiustizie sulla base del fatto che esse persistono da secoli. Ma la Gran Bretagna ha un’altra tradizione che è spesso vituperata o ignorata: quella di ribellarsi contro lo status quo, piuttosto che giustificarlo. Anche se molti dei nostri governanti preferirebbero che noi credessimo il contrario, il progresso non viene tramandato come un atto di liberalità dai potenti, che generosamente concedono, ad esempio, il voto alle donne o alcuni diritti fondamentali ai lavoratori. La visione tradizionale della storia riconosce le lotte contro le minacce esterne, ma il nostro passato è almeno altrettanto una storia di britannici che combattono britannici in una battaglia per i diritti a spese del potere.

Alcune di queste tradizioni vengono rievocate dal potente film di prossima uscita Pride. Tratta di lotte sindacali e di politica LGBT, ma sembra destinato a essere un successo mainstream clamoroso, piuttosto che un classico film d’essai di nicchia. Si concentra sugli sforzi di attivisti lesbiche e gay per costruire la solidarietà per lo sciopero dei minatori del 1984-1985.

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Guido Picelli, il ribelle

picelli ribelle

lunedì 5 gennaio 2015 ore 17,30

Pescara, Museo Vittoria Colonna


proiezione straordinaria

del film IL RIBELLE (Italia 2011)
di Giancarlo Bocchi

con Valerio Mastandrea e Francesco Pannofino

Il 5 gennaio 1937 cadeva combattendo in Spagna contro i falangisti di Franco sostenuti da Hitler e Mussolini una delle figure più leggendarie ma meno conosciute dell’antifascismo italiano, Guido Picelli.

Nel 2015 ricorre il 70° anniversario della Liberazione e ci sembra doveroso cominciare l’anno rendendo omaggio a un eroe dimenticato come Picelli attraverso la proiezione del film realizzato nel 2011 dal documentarista Giancarlo Bocchi.

Molti non hanno mai sentito parlare di Guido Picelli, eppure è stato uno dei più leggendari combattenti antifascisti. Al comando delle sue “Guardie rosse“ Picelli bloccò alla stazione di Parma un treno di soldati in partenza per l’Albania. Venne incarcerato, restituì al governo il grado di tenente che si era guadagnato nella guerra, ma dopo un anno fu liberato grazie alla sua elezione, con un plebiscito del popolo di Parma, a deputato. Con gli Arditi del Popolo fu l’unico a sconfiggere lo squadrismo fascista sul campo come avvenne nelle giornate storiche delle barricate di Parma nell’agosto ’22 quando i 10.000 squadristi radunati da Italo Balbo furono costretti alla ritirata (con lui c’era l’anarchico abruzzese Antonio Cieri, anche lui morto in Spagna). Deputato comunista il 1°maggio 1924 issò la bandiera rossa su Montecitorio per protestare contro l’abolizione della festa dei lavoratori da parte del regime. Dopo 5 anni di confino sfuggendo alla polizia fascista espatriò clandestinamente prima in Francia da dove fu espulso per le sue attività di organizzatore antifascista e poi in Belgio dove partecipò allo storico sciopero dei minatori del Borinage e quindi espulso. Giunto in URSS è oggetto di sospetti per contatti con l’opposizione trotzkista. Quando morì in Spagna la Repubblica gli dedicò tre funerali a Madrid, Valencia e Barcellona dove parteciparono 100.000 persone. Alberto Bevilacqua ne fece il protagonista del suo primo romanzo Una città in amore. Pino Cacucci ne racconta l’epopea in Oltretorrente. Non ha tutti i torti Giancarlo Bocchi quando lo definisce “il Che Guevara italiano“.
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‘Pits and Perverts: L’eredità del comunista Mark Ashton

Pride_1-2Ci sono voluti trenta anni alla BBC e all’industria cinematografica britannica per raccontare l’incredibile storia di Mark Ashton.

Trenta anni sono un lungo periodo di tempo, effettivamente un buon paio di anni in più rispetto alla tragicamente breve vita di Ashton – una vita interrotta dall’ Aids a soli 26 anni nel 1987.

Mark, un mercuriale giovane irlandese, era un attivista per i diritti gay e uno dei fondatori – alcuni direbbero il fondatore – di Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori (LGSM) durante l’epico sciopero degli anni ’80 dei minatori .

LGSM si misero insieme per sostenere i minatori britannici durante lo sciopero lungo un anno del 1984-5.

C’erano 11 gruppi LGSM in tutto il paese. Quello di Londra era il più grande.

Il nuovo film PRIDE sarà  sicuramente un grande successo. 

Mi è piaciuto molto il film. Mi ha fatto ridere e mi ha fatto piangere, ma lascio una recensione completa ad altri. C’è una storia più importante da raccontare.

Il film parla di due difficili lotte parallele della classe lavoratrice. In primo luogo la lotta di lesbiche e gay negli anni ’80 contro il pregiudizio omofobico, la violenza di strada e contro la minaccia terrificante del virus HIV-Aids.

L’altra battaglia è stata quella dei minatori della Gran Bretagna per fermare Margaret Thatcher e il suo governo che stavano uccidendo la loro industria e il loro sindacato.

Quello è stato un periodo in cui Sir James Anderton, allora comandante della polizia della Grande Manchester, pronunciò la sentenza omofobica che i malati di Aids gay vivevano in un “fogna umana creata da loro stessi.” Sui minatori in sciopero fu altrettanto grossolano. Descrisse picchetti di massa e manifestazioni di strada come “atti di terrorismo” e i sindacati come “una mafia industriale politicamente motivata al lavoro.” Avrebbe dovuto essere licenziato, ma la Thatcher sapeva che aveva bisogno degli alleati della polizia reazionaria come Anderton nella sua battaglia per distruggere i sindacati britannici, a cominciare dai minatori.

In questo vortice storico Ashton è stato uno dei primi a rendersi conto della connessione tra due gruppi entrambi sotto attacco da parte della prepotente Thatcher, del suo feroce governo e della sua polizia addomesticata e reazionaria.

Ashton disse ai suoi amici attivisti gay: “Le comunità minerarie sono vittime della prepotenza come lo siamo noi, sono molestate dalla polizia, proprio come noi. Una comunità dovrebbe dare solidarietà a un’altra. E’ davvero illogico dire: ‘Sono gay e sto difendendo la comunità gay, ma non mi importa di nient’altro’ “.

La Thatcher, naturalmente, ebbe anche il sostegno incrollabile di Rupert Murdoch e del suo terribile omofobico e anti-sindacale aborto di giornale, il Sun.

I redattori del giornale senz’altro collegarono i due gruppi in quello che doveva essere uno dei titoli più disgustosi mai scritti. “Pozzi e pervertiti” esso urlava in enormi caratteri in prima pagina.

Il Sun chiaramente intendeva minare la causa e ridicolizzare i minatori in sciopero o banalizzare il loro sostegno da parte di lesbiche e gay. In realtà  finì per avere esattamente l’effetto opposto, pharmacie inde.

I cosiddetti pervertiti si appropriarono di quel titolo di prima pagina per intitolare una grande manifestazione di raccolta fondi organizzata da LGSM di Ashton all’Electric Ballroom di Camden, Londra.

Il concerto stesso fu un enorme successo – raccogliendo 5.650 sterline (l’equivalente di più di 20.000 sterline in moneta di oggi) per i minatori in sciopero e le loro famiglie nel sud del Galles.

Al concerto David Donovan, del NUM (National Union of Mineworkers) del Dulais, disse al pubblico di almeno 1.500 persone, per lo più gay e lesbiche: “Avete indossato il nostro distintivo, ‘Coal not dole‘ e sapete cosa significa subire aggressioni, quanto noi. Ora noi ci appunteremo il vostro distintivo – noi sosterremo voi”.

“Le cose non cambieranno tutte d’un tratto, ma ora 140.000 minatori sanno che ci sono altre cause e altri problemi. Sappiamo di neri e gay e disarmo nucleare, e non sarà  mai più lo stesso “.

La raccolta fondi fu messa in evidenza dai Bronski Beat, il cui cantante Jimmy Somerville avrebbe continuato con i Communards, un gruppo che avrebbe registrato For A Friend, omaggio personale di Somerville a Ashton.

“Arriva l’estate e mi ricordo come avremmo marciamo / Avremmo Marciato per l’amore e la pace, insieme mano nella mano.”

Il nuovo film PRIDE racconta una bella storia e la racconta bene, anche se uno dei suoi temi principali è venuto fuori dai vari armadi è triste che un’anta importante rimanga chiusa saldamente inchiodata.

Ashton era molte cose, ma era prima di tutto un comunista. Non ha mai nascosto questo fatto.

Purtroppo il film non menziona quello che era uno dei fattori più importanti che hanno guidato e ispirato Ashton in tutte le sue azioni.

Ho conosciuto e lavorato, con Ashton durante lo sciopero dei minatori quando era segretario generale della Lega dei giovani comunisti (YCL).

E’ triste ma forse prevedibile che la BBC abbia tenuto l’adesione di Ashton del Partito comunista e il suo ruolo di primo piano nella YCL fuori dalla trama completamente.

Ero orgoglioso di lavorare con Ashton e altri comunisti nella raccolta di fondi e di sostegno per i minatori.

Aiutammo a picchettare centrali elettriche e depositi di carburante, organizzammo raccolte di fondi, manifestazioni e raccolte per strada.

Il feroce governo della Thatcher aveva sequestrato i fondi del NUM il che significava che era inutile per i sostenitori inviare le donazioni tramite il sindacato nazionale.

Al contrario i gruppi di sostegno in tutta la Gran Bretagna adottarono le singole comunità minerarie. Il Gruppo LGSM di Londra di Ashton si gemellò con Dulais Valley nel sud del Galles.

Avevano scelto quella particolare miniera dopo aver incontrato una certa riluttanza ad accettare il sostegno di altri gruppi di minatori.

Ashton e suoi compagni LGSM di Londra raccolsero una sorprendente cifra di 20.000 sterline per gli scioperanti visitarono il villaggio gallese in solidarietà  e per consegnare moneta, cibo e altri rifornimenti.

Le alleanze che Ashton e la sua campagna instaurarono tra LGBT e sindacati si sono rivelate un punto di svolta importante nello sviluppo delle lotte e delle tematiche LGBT.

Gruppi di minatori cominciarono a sostenere e sottoscrivere e partecipare a vari eventi del Gay Pride. Quello dei minatori e altri stendardi sindacali furono alla testa della manifestazione del Gay Pride nel 1985 a Londra.

Nello stesso anno, in occasione della conferenza del 1985 del partito laburista a Bournemouth, fu deliberato di impegnare il partito a sostenere i diritti di uguaglianza LGBT.

La questione era stata proposta e sconfitta precedentemente. Questa volta il supporto unanime da parte del NUM determinò la vittoria nella votazione contro una forte opposizione da parte di molti nell’esecutivo nazionale del partito laburista.

Nel 1988 il NUM è stato tra gli alleati più convinti della campagna della comunità  LGBT contro la Section 28, il tentativo di vietare qualsiasi menzione dell’omosessualità nelle scuole.

A Ashton venne diagnosticato l’AIDS il 30 gennaio 1987. Solo 12 giorni dopo la polmonite prese la sua giovane vita.

La sua morte prematura suscitò una risposta straordinaria, non solo da parte della comunità gay, ma anche della sinistra e del movimento operaio in generale.

Bandiere rosse, rosa e arcobaleno e striscioni delle unions dei minatori tutte sventolavano al suo impressionante funerale a Lambeth.

La sua memoria vive nel Mark Ashton Red Ribbon Fund. Il suo nome è ancora onorato nelle valli ex minerarie del sud del Galles e ora il film PRIDE farà conoscere almeno una parte della sua storia ad un pubblico molto più ampio.

Andate a vederlo. Vi farà ridere molto e piangere un po’, ma cosa più importante vi spingerà ad agire – e questa è l’unica eredità che il comunista Mark Ashton avrebbe mai voluto.

PETER FROST

articolo originale dal Morning Star http://www.morningstaronline.co.uk/a-772e-Pits-and-perverts-the-legacy-of-communist-Mark-Ashton/a-772e-Pits-and-perverts-the-legacy-of-communist-Mark-Ashton#.VKH8-sD_Q

 

Oltre ai baffi cosa avevano in comune Bookchin e Ocalan? Lo spiega Janeth Biel

Murray Bookchin

Son sempre stato un estimatore di Murray Bookchin (nel 1990 nel mio manifesto per le elezioni comunali c’era scritto “per l’ecologia sociale e la democrazia di base” ma nessuno si accorse che si trattava di un omaggio al teorico del municipalismo libertario). Ho approfittato delle feste di natale per tradurre questo intervento della compagna di Bookchin riguardante la sua influenza sull’elaborazione di Ocalan e del PKK. Mi sembra che l’autrice sottovaluti altre influenze come quella di Antonio Gramsci (e della sinistra comunista europea) ma questo non rende meno interessante il suo intervento. Buona lettura!

Bookchin, Ocalan e le Dialettiche della Democrazia

di Janeth Biel

Nel febbraio 1999, nel momento in cui Abdullah Ocalan veniva arrestato in Kenia, Murray Bookchin e io vivevamo a Burlington, nel Vermont. Seguimmo l’arresto di Ocalan sui notiziari. Bookchin provava simpatia per il dramma dei curdi – lo diceva ogni qualvolta l’argomento veniva fuori – ma considerava Ocalan l’ennesimo leader guerrigliero Marxista-Leninista, uno Stalinista dei nostri giorni. Murray aveva criticato questa gente per decenni, per aver fuorviato gli impulsi popolari per la libertà, verso l’autorità, il dogma, lo statalismo e persino – nonostante l’apparenza contraria – è verso l’accettazione del capitalismo. Continue reading Oltre ai baffi cosa avevano in comune Bookchin e Ocalan? Lo spiega Janeth Biel

“Frattura Molisana”, considerazioni su una puntata di Report

frattura molisanaIl servizio di Report sulla degenerazione clientelar-affaristica e il trasformismo che caratterizzano la politica in Molise, e in particolare le vicende dell’attuale Presidente della Regione Frattura passato disinvoltamente dalle file del centrodestra a quelle del PD, si presta a qualche riflessione e anche a un meritato esercizio di orgoglio rifondarolo.

Consiglio a tutti di vedere il servizio di Report intitolato Frattura Molisana. E’ davvero divertente e i personaggi degni di un film della migliore commedia all’italiana.

Credo che Rifondazione Comunista possa rivendicare con orgoglio di essere stato l’unico partito della sinistra in Molise a non appoggiare il candidato presidente Frattura pagandone le conseguenze con l’esclusione dal Consiglio Regionale.

Infatti nelle elezioni regionali del 2013 a sostegno dell’esponente di centrodestra e sodale del governatore Michele Iorio si schierarono anche l’IdV di Di Pietro, SEL e il PdCI.

I nostri compagni di Rifondazione Comunista costruirono insieme a settori di movimento e dell’associazionismo una lista denominata Rivoluzione Democratica che non poté neanche utilizzare il logo di Rivoluzione Civile di Ingroia visto che gli altri partiti alleati in quel cartello elettorale in Molise erano accorsi in soccorso del vincitore. Continue reading “Frattura Molisana”, considerazioni su una puntata di Report