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Alvaro Garcia Linera: Il sinistrismo delattosato

alvaro_garcia_lineraQuesto è un estratto dall’intervento di Alvaro Garcia Linera, vicepresidente della Bolivia, all’ELAP 2015( Encuentro Latinoamericano Progresista) tenutosi a Quito in Ecuador. Alvaro Garcia Linera non è solo il vice di Evo Morales ma anche uno dei più originali e interessanti intellettuali di sinistra e comunisti latinamericani. L’intervento di Alvaro Garcia Linera è molto interessante  perché riguarda la fase difficile che attraversa l’esperienza dei governi progressisti in America Latina e le divisioni che si sono aperte nella sinistra e nei movimenti sociali. Una lezione sui fondamentali utile anche per chi vive in un contesto assai diverso come il nostro. Di Linera avevo già pubblicato il suo intervento al congresso di Madrid del partito della Sinistra Europea nel quale ci dava cinque suggerimenti bolivariani.

“Permettetemi di criticare qui questa sinistra da caffé, una sinistra delattosata. È una sinistra profumata, che osserva il fragore dei processi dal balcone di un caffé o dalla televisione, una sinistra ben rimunerata, è una sinistra che si inorridisce del linguaggio guerriero e dell’odore della plebe per le strade, le dà fastidio lo strepito della battaglia ed il disordine di una democrazia di barricata.

È una sinistra che degusta il suo caffé decaffeinato, che critica i governi progressisti che non hanno costruito in una settimana il comunismo. Che approfittando del riposo del suo fitness mattutino, ci critica perché non abbiamo sconfitto il mercato mondiale una volta per tutte. Ed in seminari dove rende conto dei suoi finanziamenti esteri che garantiscono la sua bella vita, denuncia i governi progressisti per non avere installato istantaneamente e per decreto il Buen Vivir.

A questi gentiluomini, a queste signorine, la vera lotta di classe plebea ed indigena risulta incomprensibile, l’unica rivoluzione che conoscono è quella che hanno visto riassunta in History Channel, e per ciò la multiforme, a volte disorganizzata, lotta plebea reale per il potere, risulta loro totalitaria, tirannica, autoritaria. Sono dunque i radicali a voce, e timorati di spirito. Sono i pentiti complici del passato neoliberale, divenuti in maniera sorprendente oggi ultra radicali, profeti dell’imminente fallimento dei processi rivoluzionari, portatori di teorie delattosate, non hanno nessuna misura concreta, nessuna proposta pratica attecchita nel movimento sociale che possa fare avanzare i processi rivoluzionari.

Sono pertanto i mediocri corifei interni della nuova offensiva imperiale che cercano destabilizzare i processi ed i governi progressisti. Il loro pseudo-radicalismo astratto ed inoperante non puntella nessuna mobilitazione né rinforza l’azione collettiva dei settori popolari, contadini, operai o indigeni. Però sì, il loro discorso agglutina il conservatorismo ed il razzismo di settori ben sistemati che sotto il camuffamento di un discorso pseudo di sinistra o pseudo-ambientalista cercano di screditare i processi rivoluzionari. Non spingendo la mobilitazione autonoma delle classi subalterne, e non essendo un’alternativa di potere reale, questi pseudo-radicali lavorano per i restauratori del neoliberalismo. Sono gli ideologi della fine del racconto del progressismo latinoamericano.

Non esiste una rivoluzione duratura, non esiste rivoluzione vera, che semplicemente si stanzi con la trasformazione graduale dei parametri culturali, tutto ciò deve tradursi, presto o tardi inevitabilmente, in un’azione di forza, di sconfitta del tuo avversario. Solamente sconfiggendo il tuo avversario, la tua egemonia culturale può irradiarsi e consolidarsi.

L’esperienza, allora, cosa ci insegna, che l’egemonia, in realtà è Gramsci e Lenin, e nuovamente Gramsci, è lotta culturale, lotta di simboli, lotta di identità, lotta di costruzioni cognitive, lotta di idee, forza dalla società; condensazione, confronto, sconfitta del tuo avversario, bisogna sconfiggere il tuo avversario, altrimenti appena hai trionfato e se immediatamente non hai sconfitto il tuo avversario, ci sarà nuovamente una lotta culturale per posizionare questa vittoria, per consolidare questa vittoria, e nuovamente l’avversario tornerà a sovrapporsi e cercherà di riunire seguaci e bisognerà sconfiggerlo sul tema culturale, politico e, se è necessario, militarmente per tornare a guadagnare terreno nella parte culturale.

È un falso dibattito o Lenin o Gramsci, Gramsci senza Lenin è un processo di tenerezza senza vittoria; Lenin senza Gramsci è un fatto di forza senza irradiazione, abbiamo bisogno di Lenin e di Gramsci.

La difesa dei processi in America Latina deve richiedere una profondizzazione della rivoluzione e l’irradiazione in altri luoghi.

È importante non dimenticare che i processi rivoluzionari, non sono permanentemente ascendenti, sono ad ondate, avanzano, si consolidano, si arenano, retrocedono, cadono, tornano ad alzarsi in un processo continuo di avanzamenti e retrocessioni ad ondate.

In fondo, la lotta del popolo, solo la lotta, potrà definire il corso storico futuro del continente latinoamericano e del mondo”.

foto e traduzione di Ida Garberi

fonte: Cubadebate

l’intero intervento di Alvaro Garcia Linera lo trovate qui

di Alvaro Garcia Linera il mio amico Francesco caruso consiglia vivamente: La potencia plebeya Acción colectiva e identidades indígenas, obreras y populares en Bolivia

Io segnalo anche il libro di Bruno Boostels El marxismo en America Latina. Nuoevos caminos al comunismo

Pasolini: il mio voto al PCI (1975)

 pasolini2II testo dell’intervento, pronunciato da Pier Paolo Pasolini all’assemblea di giovani e intellettuali svoltasi la domenica mattina dell’8 giugno 1975 nel cinema Jolly a Roma, con il quale lo scrittore motivava la sua decisione di votare per il PCI alle imminenti elezioni che segnarono una storica avanzata comunista. Il testo è quello pubblicato col titolo “Pasolini: il mio voto al PCI” sull’Unità il 10 giugno. Sulla stessa pagina c’era una lunga dichiarazione di voto di Franco Basaglia e una breve comunicazione del sostegno al PCI espresso dallo scrittore Paolo Volponi. L’ho postato perché nonostante si tratti di un discorso assai celebre e ipercitato non mi sembra che si trovi in rete. E mi sembra doveroso in occasione del quarantennale ricordare che Pasolini fino all’ultimo giorno continuò ad autodefinirsi comunista e marxista. Ovviamente questo non implicò mai un’adesione acritica alla linea del PCI o delle formazioni comuniste alla sua sinistra.

Pasolini: il mio voto al PCI

«So che in questo paese non nero ma solo orribilmente sporco c’è un altro paese: il paese rosso dei comunisti. In esso è ignota la corruzione, la volontà d’ignoranza, il servilismo»

Voto comunista perché ricordo la primavera del 1945, e poi anche quella del 1946 e del 1947.

Voto comunista perché ricordo la primavera del 1965, e anche quella del 1965 e anche quella del 1966 e del 1967. Voto comunista , perché nel momento del voto, come in quello della lotta, non voglio ricordare altro. Continue reading Pasolini: il mio voto al PCI (1975)

Cannabis terapeutica: legge inattuata, ecco le traversie di un malato abruzzese

cannabis terapeutica abruzzoIn Abruzzo ero riuscito a far approvare con un lavoro di sensibilizzazione durato anni una legge sulla cannabis terapeutica che è stata considerata la più avanzata tra quelle approvate dalle regioni italiane per riempire, almeno parzialmente il vuoto lasciato dal Ministero e dal parlamento in materia. La cosa ebbe molta risonanza anche a livello nazionale perché per la prima volta la nostra formulazione non fu oggetto di impugnazione da parte del governo. Altre regioni nel frattempo hanno letteralmente ripreso il testo ed erogano i farmaci e i preparati galenici a base di cannabinoidi mentre in Abruzzo la Giunta nulla ha fatto per dare applicazione alla normativa. Ricevo continuamente richieste di chiarimenti e informazioni da parte di pazienti e familiari. Ne pubblico una ricevuta oggi che ben racconta le traversie di un paziente abruzzese che non ha la fortuna di essere residente in una regione come la Toscana che ha ripreso il mio testo nella sua legge e oggi eroga a più di mille pazienti farmaci a base di cannabinoidi:

Buongiorno Acerbo, la contatto per avere informazioni sulla situazione della legge sulla cannabis terapeutica in Abruzzo e in special modo della sua applicazione pratica da parte dei medici e farmacisti a Pescara. So che non fa parte dei suoi compiti dare questo tipo di informazioni ma poichè lei è stato promotore della legge approvata lo scorso anno riguardante l’uso della cannabis a scopo terapeutico, immagino che ne avrà sentite parecchie di cose a riguardo, anche e soprattutto da parte di malati che richiedono e necessitano di questo palliativo per affrontare malattie devastanti che non si augurano a nessuno.

Io faccio parte di quelle persone che assistono e cercano di alleviare il dolore di una persona cara colpita in questo caso da uno, se non il più frequente, tumore che riguarda i polmoni. E le persone che stanno vicino ai malati soffrono molto per vari motivi insieme a loro. Infatti il mio compagno, che considero mio marito poichè condivido con lui già vent’anni della mia vita, è stato colpito da adenocarcinoma polmonare adesso al IV stadio, non operabile, con metastasi ossee. Gli hanno asportato due terzi del polmone lo scorso anno, senza risultato poichè la malattia progredisce velocemente e aggressivamente. Ha dolori fortissimi tutto il giorno che le cure tradizionali della medicina del dolore non riescono a controllare. Senza considerare gli effetti collaterali di tali medicine che lo hanno portato a perdere trenta chili in due mesi per via della nausea e vomito giornaliero. Continue reading Cannabis terapeutica: legge inattuata, ecco le traversie di un malato abruzzese

VIVA LA SINCERITA’

berlinguer comunista“Berlinguer fu fino all’ultimo un comunista convinto”, lo scrive Biagio De Giovanni sull’Unità. Può apparire una non-notizia visto che tutti sanno che si trattava del segretario del partito comunista italiano. Ma scritta sul giornale del PD renziano è meno scontata di quel che si pensi.
Ho trovato apprezzabile la sincerità con cui quello che fu uno degli ideologi della svolta di Occhetto e dello scioglimento del PCI e ora sostenitore del renzismo ricostruisce il profilo di Enrico Berlinguer in un articolo, Berlinguer, ha vinto o è stato sconfitto?, che ha aperto un dibattito probabilmente volto a far comprare a qualche nostalgico del PCI quel giornale transgenico.

Comunque molto meglio delle operazioni attraverso cui si è teso a ridurre Berlinguer a “brava persona” o a precursore del PD.
Presentare un Berlinguer “decaffeinato”, come ha fatto il per me indigeribile Veltroni con il suo uso politico dei buoni sentimenti, è stata un’abile quanto ipocrita operazione politica e mediatica per non contrapporsi a un diffuso sentimento popolare anzi per egemonizzarlo. Continue reading VIVA LA SINCERITA’

ACA come ATAC: noi non abbiamo avuto bisogno di sentircelo dire da Cantone

cantoneCantone ha ragione sulle società pubbliche: Abruzzo come Roma, noi unici a  combattere per anni questo sistema. 

CORRUZIONE: CANTONE, SOCIETÀ PUBBLICHE VERO DISASTRO,VEDI ATAC (ANSA) – PESCARA, 18 OTT

– Sul versante corruzione «il vero disastro sono le società pubbliche», create dopo Tangentopoli «come vero e proprio escamotage»: lo ha affermato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, a Pescara nell’incontro «il prezzo della corruzione» nell’ambito dell’evento «la Repubblica delle idee». «All’Atac sono state assunte 700 persone senza concorso e ci meravigliamo degli appalti?». (ANSA).

Parlando a Pescara nell’ambito della Repubblica delle idee sulla corruzione Cantone ha affermato che le “società pubbliche sono il vero disastro” facendo poi riferimento alle assunzioni senza concorso di centinaia di persone all’Atac. Ha sicuramente ragione. E’ stato questo il senso della nostra battaglia durata anni contro il “partito dell’acqua” e più in generale i metodi di occupazione privata della cosa pubblica che hanno caratterizzato soprattutto il centrosinistra a Pescara e in Abruzzo.

Per fare un’esempio non c’è differenza tra l’Atac e l’ACA e tante altre società pubbliche infarcite dal PD e dai suoi satelliti di esponenti politici, parenti, mogli, amici, compari, clienti, parenti.  La nostra rottura con D’Alfonso, Donato Di Matteo, Giorgio D’Ambrosio, Gaetano Cuzzi, Ezio De Cristoforo, Castricone ecc. e i loro metodi è di lunga data ed è derivata proprio dalla nostra opposizione a questi metodi.  Continue reading ACA come ATAC: noi non abbiamo avuto bisogno di sentircelo dire da Cantone