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EX-CENTRALE DEL LATTE: GLI ARCHITETTI NON POSSONO AUTOASSOLVERSI

centrale-latte-pescaraSul quotidiano Il Tempo, che ha meritoriamente raccontato e approfondito la vicenda dell’abbattimento della ex-centrale del latte, un intervento del Presidente dell’ordine degli architetti di Pescara assai discutibile.

Finalmente scopriamo attraverso le parole di Masciarelli chi è il vero campione di comportamento civico in questa vicenda:

Uno scempio che poteva e doveva essere evitato anche secondo Gaspare Masciarelli, presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Pescara, e che qualcuno ha provato a evitare fino all’ultimo momento. Lo rivela lo stesso Masciarelli: «E’ stato proprio l’architetto Mario D’Urbano, direttore dei lavori di demolizione e ristrutturazione, a cercare di salvare l’edificio. D’Urbano ha proposto più volte alla ditta Sebi di realizzare i lavori previsti senza abbattere il manufatto per poi ricostruirlo secondo i moduli previsti. D’Urbano (vice presidente vicario dell’Ordine ndr) le ha tentate tutte, ma l’impresa non ne ha voluto sapere e ha preteso il rispetto di tutte le clausole contenute nel contratto».

Il Presidente dell’Ordine degli architetti di Pescara Gaspare Masciarelli è una persona mite e garbata e tale è anche il suo vicepresidente Mario D’Urbano che è anche il progettista dell’intervento di demo-ricostruzione dell’ex-centrale del latte di Florestano Di Fausto.

Devo però dire forte e chiaro che gli argomenti con cui Masciarelli difende l’operato del suo vice sono deboli e inconsistenti.

In un precedente intervento ho elencato le responsabilità di chi avrebbe dovuto garantirne la salvaguardia di un edificio di sicuro valore storico.

Ma ritengo che l’Ordine degli architetti e chi lo rappresenta non possano giocare allo scaricabarile.

Mi aspetterei che questa vicenda apra un dibattito sulle responsabilità sociali connesse all’esercizio della professione.

Masciarelli descrive quasi come eroico lo sforzo profuso dal suo vice per convincere l’impresa a non abbattere l’edificio.

Non si offendano se dico che qualche volta si può anche rifiutare un incarico professionale e mobilitare l’Ordine affinchè sensibilizzi l’amministrazione comunale.

I fatti hanno dimostrato che, grazie alle iniziative delle associazioni e del sottoscritto, in pochissimi giorni si è ottenuto l’intervento della Sovrintendenza ai sensi del Codice dei Beni Culturali.

Purtroppo la cosa non è venuta in mente ad architetti pescaresi con una lunga storia professionale alle spalle.

I politici non sono degli esperti della materia, gli architetti sì. Possibile che gli allarmi su queste cose debbano sempre venire o da associazioni o dal solito petulante Maurizio Acerbo? Mai, che io ricordi, dall’Ordine degli architetti.

Per non parlare dei tecnici che fanno parte della Commissione Edilizia che hanno dato parere favorevole all’intervento senza battere ciglio.

Quando un progetto circola per due anni e a nessun tecnico comunale o professionista a conoscenza dei propositi dei proprietari dell’immobile viene in mente di utilizzare gli strumenti di salvaguardia previsti nel Codice dei Beni Culturali vuol dire che qualcosa non va nella mentalità condivisa da un intero ambiente professionale.

Io non voglio criminalizzare il direttore dei lavori che conosco come persona estremamente gentile ma invitare una categoria a riflettere sul ruolo che svolge all’interno della comunità e alle responsabilità che dovrebbe comportare.

Il comportamento dell’architetto D’Urbano mi pare ancor più censurabile perché trattasi del vice-presidente dell’Ordine degli Architetti all’interno del quale credo di ricordare che sia stata costituita anche una commissione sulla salvaguardia del patrimonio storico-architettonico. Non credo che il Consiglio dell’Ordine o questa commissione siano stati avvisati.

Farlo passare per salvatore della patria chi ha progettato la demolizione dell’edificio mi sembra aggiungere la beffa al danno!

Maurizio Acerbo

sempre su Il Tempo è uscito un articolo di una studiosa dell’Università di Torino sulla vicenda: http://www.iltempo.it/abruzzo/2010/08/08/1188264-fabbricatori_caserme_riscontro_dell_arte_memoria_difendersi.shtml

 

 

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