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Mentana e SWG cancellano Unione Popolare dal sondaggio settimanale

LA “MISTERIOSA” SCOMPARSA DI UNIONE POPOLARE
Noto che Enrico Mentana non ha inserito tra i soggetti politici nel sondaggio settimanale Unione Popolare.
Faccio presente che cancellare un soggetto politico dal sondaggio settimanale significa farlo sparire dalla percezione popolare. Al contrario citarlo ogni settimana ne fa alla lunga un soggetto riconosciuto.
Parlo di discriminazione perché nella tabella c’è una formazione come “Noi moderati” che alle elezioni ha preso lo 0,9% e che ora viene data dal sondaggio all’1,2%.
Dunque la formazione centrista ha una dimensione più piccola di Unione Popolare.
Non si capisce dunque perché Unione Popolare non sia menzionata.
È noto che i sondaggi possono essere usati come strumenti di manipolazione dell’opinione pubblica. UP non è neanche menzionata nella domanda che SWG pone al suo campione. E sarebbe interessante conoscere quale giustificazione ci sia per questa omissione. 
Non so se siamo di fronte a un’operazione di killeraggio o semplicemente a distrazione. Non ci si venga a dire che siamo scesi sotto l’1 in questi giorni perché l’elettorato che ci ha votato è notoriamente molto convinto.
Più sensato immaginare che chi voterebbe UP abbia risposto “altre liste”.
Auspico che Enrico Mentana, Tg La7 o SWG pongano riparo.
È una questione di democrazia.
P.S.: Noi di Rifondazione Comunista ben conosciamo le conseguenze dell’oscuramento mediatico. 

J. Arch Getty: Holodomor, nuove fonti e antiche narrazioni (2018)

Il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelenskyy e la First Lady Olena Zelenska rendono omaggio alle vittime dell’Holodomor al memoriale in Piazza Mykhailivska a Kyiv.

Tempo fa ho letto su Il Foglio un articolo di Adriano Sofri, In Ucraina le carestie di epoca staliniana sono un conto aperto”che citava lo storico Andrea Graziosi: “dal 1987-88, la riscoperta e l’interpretazione della carestia hanno giocato in Ucraina un ruolo cruciale nello scontro“. Il riferimento in base al quale veniva assunta la narrazione dell’Holodomor era questo saggio di Graziosi del 2004. La storiografia internazionale però non è che condivida molto questa tesi. Ho tradotto un articolo dello storico statunitense Arch. J. Getty dal titolo “Nuove fonti e antiche narrazioni” pubblicato nel 2018 su Contemporary European History in cui contesta apertamente la tesi di Graziosi e degli storici nazionalisti ucraini sull’Holodomor. Getty sulla London Review Of Books aveva bocciato già  nel 1987 il libro dello storico britannico Robert Conquest che per primo aveva dato “una certa credibilità  accademica a una teoria che non è stata generalmente accettata da studiosi apartitici al di fuori dei circoli delle nazionalità  esiliate. Nel clima politico conservatore di oggi, con il suo discorso sull'”impero del male”, sono sicuro che il libro sarà  molto popolare”.   Insomma in pieno periodo reaganiano Conquest – storico della guerra fredda dall’attendibilità  già  ampiamente  contestata (si veda R.W.Davies sulla New Left Review) – riprendeva “la storia della carestia intenzionale(…) un articolo di fede per gli emigrati ucraini in Occidente sin dalla Guerra Fredda. Gran parte della descrizione di Conquest è tratta da pezzi d’epoca come The Golgoltha of the Ukraine (1953), The Black Deeds of the Kremlin (1953) e Communism the Enemy of Mankind(1955).” La recensione di Getty la trovate qui. La questione non è meramente storiografica perchè, come ha spiegato lo stesso Andrea Graziosi, l’Holomodor è diventato un elemento essenziale della memoria collettiva del nazionalismo ucraino e della costruzione del sentimento antirusso. L’uso politico della storia da parte del nazionalismo sponsorizzato dagli USA è pari a quella del putinismo dall’altro lato. Non a caso il PD ha presentato addirittura una proposta di legge per il riconoscimento dell’Holodomor come genocidio. Questa vicenda mi ricorda su scala molto più grande quella che ci ha riguardato sul confine orientale. Pubblicherò prossimamente anche la recensione molto critica della storica australiana Sheila Fitzpatrick sul libro della giornalista-storica Anne Applebaum “La grande carestia” (titolo originale Red famine), una forte sostenitrice dell’Ucraina. Sono antistalinista e antifascista da sempre e per questo credo che bisogna esercitare il massimo di vaglio critico possibile in un tempo di opposte propagande di guerra. Anche la storia è un campo di battaglia, come dimostra la vicenda del massacro di Katyn. Segnalo che Conquest e Applebaum sono stati tradotti in Italia da grandi case editrici e sponsorizzati dalla destra e dalla stampa, mentre di Getty e Fitzpatrick non mi risultano opere tradotte. Buona lettura. Continue reading J. Arch Getty: Holodomor, nuove fonti e antiche narrazioni (2018)

Northstream2: “thank you USA!”

Nella dichiarazione congiunta di Biden e Zelensky del 1 settembre 2021 si faceva specifica menzione del gasdotto Northstream 2 come “minaccia alla sicurezza energetica dell’Europa”:
“Affrontare l’impatto del Nord Stream 2:
Gli Stati Uniti e l’Ucraina continuano a opporsi al Nord Stream 2, che consideriamo una minaccia alla sicurezza energetica europea. Gli Stati Uniti intendono continuare a utilizzare le misure previste dalla legislazione e dalla diplomazia energetica, anche attraverso la recente nomina di un alto consulente per la sicurezza energetica, per mantenere il ruolo di transito dell’Ucraina e la sicurezza dell’approvvigionamento durante questo periodo di transizione energetica e per impedire l’uso da parte del Cremlino di energia come arma geopolitica. I governi degli Stati Uniti e dell’Ucraina sostengono gli sforzi per aumentare la capacità di forniture di gas all’Ucraina da fonti diversificate.”
Ovviamente nessuna sicurezza energetica europea era minacciata. Semmai la possibilità di bloccare l’esportazione di gas russo verso l’Europa da parte della NATO. 

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A Planet to Win, un manifesto ecosocialista dagli USA

Nella giornata dello sciopero globale per il clima socializzo la mia Postfazione all’edizione italiana del libro di Kate Aronoff, Alyssa Battistoni, Daniel Aldana Cohen e Thea Riofrancos, A Planet To Win, Perché ci serve un Green New Deal, con prefazione di Naomi Klein, edito da Momo Edizioni e Transform Europe. Buona lettura!

The proletarians have nothing to lose but their chains. They have a world to win

Dagli Stati Uniti arrivano ultimamente manifesti carichi di energia, entusiasmo e radicalità. Li leggo con lo stesso entusiasmo di Pasolini per la New Left degli anni Sessanta. Allora lo scrittore scriveva a Allen Ginsberg: “tu […] sei costretto a inventare di nuovo e completamente – giorno per giorno, parola per parola – il tuo linguaggio rivoluzionario. Tutti gli uomini della tua America sono costretti, per esprimersi, a essere inventori di parole! Noi qui invece (anche quelli che hanno adesso sedici anni) abbiamo già il nostro linguaggio rivoluzionario bell’e pronto”.

Ora accade il contrario. Ci arrivano dagli Usa parole antiche come socialismo mentre da noi regna quella “mancanza della coscienza di classe” che allora Pasolini considerava l’aspetto deteriore dell’America. Se si pensa che nel 1992 il gruppo hip hop Disposable Heroes of Hipoprisy nel suo brano più famoso Television the Drug Of The Nation spiegava che “socialismo significa antiamericano” viene da sperare che anche dalle nostre parti si riesca a ridare forza a una sinistra anticapitalista.

Di questo rovesciamento storico sono testimonianza i libri Il manifesto del femminismo del 99% e A Planet To Win, Perché ci serve un Green New Deal. E non a caso rendono omaggio allo storico Manifesto comunista del 1848. In questo caso è implicito nel titolo che riprende la frase finale del testo Marx e Engels che prima del celeberrimo invito ai proletari di tutti i paesi a unirsi gli ricordavano che avevano “nulla da perdere” e “un mondo da guadagnare”. Al posto di mondo trovate pianeta in questo manifesto ecosocialista che colpisce per chiarezza, concretezza e visione. Non a caso ha in comune con quello femminista anche il riferimento allo slogan più duraturo del movimento Occupy Wall Street: il 99% contro l’1%.

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Maurizio Acerbo favorevole a sette punti del programma di Domani. E gli altri 3?

Il quotidiano Domani mi ha chiesto di rispondere con un si o un no ai punti programmatici che propone. La sintesi la trovate nell’articolo di Giulia Moretti  che riferisce che non mi sono espresso “né in merito alla formazione alla parità, contro la discriminazione delle donne né alla alla riforma del catasto, mentre è contrario alla proposta riguardo la pensione di garanzia per giovani e precari.”

A dire il vero sulla formazione alla parità debbo aver sbagliato a cliccare ma sulle altre due proposte mi pare doveroso chiarire onde non generare equivoci perchè qualcuna/o potrebbe domandarsi come mai io sia contrario.

Il no alla domanda 7 non riguarda la revisione del catasto che mi vede favorevolissimo ma un altro punto della proposta di Domani: l’introduzione dell’IMU sulla prima casa. E’ evidente che per me l’esenzione non dovrebbe riguardare le case al di sopra di un certo valore ma sono per mantenerla. Inoltre non condivido le impostazioni federaliste e penso che debba rimanere centrale il ruolo della fiscalità generale per redistribuire ricchezza e garantire servizi in una visione unitaria dei diritti fondata sulla Costituzione nella versione precedente alla sciagurata modifica del Titolo V. Inoltre eliminerei la cedolare secca e lascerei solo quella per i canoni concordati, come propongono tutti i sindacati degli inquilini.

Passo alla proposta di pensione di garanzia. Certo è un miglioramento dell’attuale situazione. Però è emendativa della legge Fornero che noi invece vogliamo abolire per tornare al retributivo con una soglia per l’età pensionabile notevolmente più bassa (60 anni). Ne discende l’impossibilità di votare a favore.

Ringrazio Domani e vi invito a votare per Unione Popolare con de Magistris. Il nostro programma lo trovate qui.