Community

Already a member?
Login using Facebook:
Powered by Sociable!

Archivi

Naomi Klein: Il greenwashing per uno stato di polizia: la verità dietro la mascherata della Cop27 egiziana

Naomi Klein ha scritto per The Intercept e Guardian un lungo articolo sulla prossima Cop 27 sul clima che a novembre 2022 si terrà in Egitto. Giustamente segnala che il movimento per il clima non dovrebbe prestarsi al gioco di un regime militare che tiene in carcere sessantamila prigionieri politici. Noi in Italia ben conosciamo l’ipocrisia di una politica che non ha voluto rischiare la rottura con Al Sisi neanche di fronte all’assassinio di Giulio Regeni. Klein segnala che i governi inglese e anche quello tedesco (compresi i verdi nuova versione Nato) fanno tranquillamente affari con l’Egitto. Nelle prossime settimane sarà bene moltiplicare le iniziative per denunciare la repressione in Egitto cercando di guastare la festa al dittatore con la richiesta della liberazione dei prigionieri d’opinione. Purtroppo le emissioni crescono e ora le Cop diventano occasioni anche per riverniciare di verde le dittature. Intanto Alaa Abd El-Fattah, detenuto nelle carceri egiziane, ha superato i 200 giorni di sciopero della fame. Abbiamo lanciato questa petizione per chiedere al governo italiano di non partecipare alla Cop 27 che vi invito a firmare.

Non si sa che fine ha fatto la lettera perduta sul clima. Tutto ciò che si sa è questo: Alaa Abd El-Fattah, uno dei prigionieri politici di più alto profilo d’Egitto, l’ha scritto durante lo sciopero della fame nella sua cella del Cairo il mese scorso. Riguardava, ha spiegato in seguito, “il riscaldamento globale e le notizie dal Pakistan”. Era preoccupato per le inondazioni che hanno causato lo sfollamento di 33 milioni di persone e per ciò che quel cataclisma prediceva sulle difficoltà climatiche e sulle risposte meschine dello stato a venire.

Tecnologo e intellettuale visionario, il nome di Abd El-Fattah – insieme all’hashtag #FreeAlaa – è diventato sinonimo della rivoluzione pro-democrazia del 2011 che ha trasformato la piazza Tahrir del Cairo in un mare in tempesta di giovani che ha posto fine a tre decenni di governo del dittatore egiziano Hosni Mubarak. Dietro le sbarre quasi ininterrottamente negli ultimi dieci anni, Abd El-Fattah è in grado di inviare e ricevere lettere una volta alla settimana. All’inizio di quest’anno, una raccolta dei suoi scritti dalla prigione è stata pubblicata in un libro ampiamente celebrato Non siete stati ancora sconfitti. (questa edizione italiana).

La famiglia e gli amici di Abd El-Fattah vivono per quelle lettere settimanali. Soprattutto dal 2 aprile, quando ha iniziato lo sciopero della fame, ingerendo solo acqua e sale all’inizio, e poi solo 100 calorie al giorno (il corpo ha bisogno di circa 2.000). Lo sciopero di Abd El-Fattah è una protesta contro la sua detenzione per il reato di “diffusione di notizie false” – apparentemente perché ha condiviso un post su Facebook sulla tortura di un altro prigioniero. Tutti sanno, tuttavia, che la sua prigionia ha lo scopo di inviare un messaggio a tutti i futuri giovani rivoluzionari che hanno in testa sogni democratici. Con il suo sciopero, Abd El-Fattah sta tentando di fare pressione sui suoi carcerieri per ottenere importanti concessioni, compreso l’accesso al consolato britannico (la madre di Abd El-Fattah è nata in Inghilterra, quindi ha potuto ottenere la cittadinanza britannica). I suoi carcerieri finora si sono rifiutati, e così continua a deperire. “È diventato uno scheletro con una mente lucida”, ha detto di recente sua sorella Mona Seif.

Continue reading Naomi Klein: Il greenwashing per uno stato di polizia: la verità dietro la mascherata della Cop27 egiziana

CHANTAL MOUFFE: NOI E LORO. SU MELENCHON, LA NUPES E IL POPULISMO DI SINISTRA

Ho tradotto un articolo della filosofa belga Chantal Mouffe, uscito sul blog della New Left Review, sulle recenti elezioni francesi e le strategie di Jean Luc Melenchon e La France Insoumise. Chantal Mouffe – teorica del populismo di sinistra con il suo compagno Ernesto Laclau, scomparso nel 2014 – è stata definita da Le Monde “la filosofa che ispira Melenchon” e  la madrina di Podemos. 

Il forte risultato di Jean-Luc Mélenchon al primo turno delle elezioni presidenziali francesi di quest’anno ha mostrato che il populismo di sinistra non è una breve ‘parentesi’ seguita da un ritorno a una forma più tradizionale di politica di classe. Naturalmente, il momento populista “caldo” a cui abbiamo assistito nell’ultimo decennio in Europa occidentale è ora passato e molti dei suoi portabandiera – Syriza, Podemos, Corbyn’s Labour – hanno subito battute d’arresto. Ma ciò non significa che il populismo di sinistra sia diventato obsoleto. Sarebbe sbagliato respingere una strategia politica solo perché alcuni dei suoi aderenti non hanno raggiunto i loro obiettivi al primo tentativo. La politica, come ci ricorda Max Weber, “consiste in un lento e tenace superamento di dure difficoltà”. Continue reading CHANTAL MOUFFE: NOI E LORO. SU MELENCHON, LA NUPES E IL POPULISMO DI SINISTRA

Assange e noi

Oggi giornata mondiale #24hAssange. Vi propongo l’articolo che ho scritto per la rivista Left, ripubblicato nel libro collettivo Free Assange che vi consiglio di acquistare on line. Va ringraziata la redazione di Left per la costante attenzione al caso. Salviamo Julian Assange! Buona lettura.
………………………………………………………………….
“Guardiamoci, se ne abbiamo il coraggio, e vediamo quel che avviene di noi”. John Pilger ha aperto uno dei suoi articoli in difesa di Assange citando la celebre prefazione di Jean Paul Sartre a “I dannati della terra” di Franz Fanon, un testo fondamentale dell’anticolonialismo degli anni sessanta.
E’ bene leggere qualche frammento di quel j’accuse:
“Occorre affrontare questo spettacolo inaspettato: lo “streap-tease” del nostro umanesimo. Eccolo qui tutto nudo, non bello: non era che un’ideologia bugiarda, la squisita giustificazione del saccheggio; le sue tenerezze e il suo preziosismo garantivano le nostre aggressioni. Voi sapete bene che siamo degli sfruttatori. Sapete bene che abbiam preso l’oro e i metalli, poi il petrolio dei «continenti nuovi» e li abbiamo riportati nelle nostre vecchie metropoli. E quel mostro supereuropeo, l’America del Nord? Che cicaleccio: libertà, uguaglianza, fratellanza, amore, onore, patria? Questo non c’impediva di tenere nello stesso tempo discorsi razzisti. Spiriti buoni, liberali e delicati – neocolonialisti, insomma – si pretendevano urtati da questa incongruenza; errore o malafede: niente di più congruo, da noi, che un umanesimo razzista, poiché l’europeo non ha potuto farsi uomo se non fabbricando degli schiavi e dei mostri”.

Continue reading Assange e noi

La signora in rosso. Angela Lansbury era una compagna

La scomparsa della celebre attrice Angela Lansbury ha suscitato un’onda di ricordi su giornali, tv e ovviamente social media. Non poteva che essere così per una figura familiare al grande pubblico. Un particolare della sua biografia non mi pare che non sia stato messo in evidenza. Democracy Now e Jacobin magazine hanno ricordato che Angela Lansbury era una compagna e che la sua famiglia aveva una storia gloriosa di impegno nel movimento socialista. La popolare attrice si definiva “un’orgogliosa socialista”. Suo nonno, George Lansbury, fu una figura leggendaria e capo del partito laburista dal 1932 al 1935, fortemente schierato contro il capitalismo e l’imperialismo, pacifista cristiano e sostenitore del diritto di voto per le donne. Non si arricchì mai e visse sempre in un quarteire poverissimo dell’East End londinese dove da sindaco guidò la Poplar Rates Rebellion nel 1921.  Nonno Lansbury si dimise dal partito laburista nel 1935 a causa del suo estremo pacifismo. 

Non fu solo il nonno di Angela Lansbury ad avere una biografia militante, ma anche suo padre Edgar  che fu arrestato per la rivolta del 1921. Dal 1924 al 1925 Edgar Lansbury fu sindaco di Poplar. Fu il secondo sindaco comunista del Regno Unito dopo Joe Vaughan ed entrò a far parte del Comitato Centrale del Partito Comunista della Gran Bretagna.

La zia di Angela Lansbury, Daisy Postgate, sorella di Edgar, aiutò la leggendaria suffragetta comunista Sylvia Pankhurst a sfuggire alla polizia travestendosi da lei. Daisy sposò Raymond Postgate , giornalista e membro fondatore del Partito Comunista Britannico, nel 1918.

Paul W. Fleming del sindacato degli attori e dei lavoratori creativi UK Equity a cui è stata iscritta per una vita l’ha salutata così su twitter: “Angela Lansbury può essere stata una dama, ma è sempre stata una compagna”.

In occasione delle elezioni del 2017 Angela Lansbury espresse pubblicamente il suo sostegno a Jeremy Corbyn: “Sono un’attrice… sono anche socialista”. 

 

 

 

David Swanson: Cosa c’è di peggio che rischiare l’apocalisse nucleare?

David Swanson e altri pacifisti USA avevano scritto una lettera aperta al Washington Post che non è stata pubblicata. Poi Swanson ha scritto questo articolo che non ha avuto miglior sorte. 
Cosa c’è di peggio che rischiare la distruzione della vita sulla Terra attraverso la guerra nucleare e la creazione di un inverno nucleare? Cosa c’è di più importante che proteggere il mondo da un rapido collasso climatico che sarebbe un’apocalisse nucleare?
Vuoi che dica “coraggio” o “bontà” o “libertà”? O “tenere testa a Putin”? Non lo farò. La risposta ovvia è quella giusta: niente. Niente è più importante che preservare la vita. I morti hanno pochissima libertà e praticamente non si oppongono a Putin.
Se vuoi che i criminali di guerra siano ritenuti responsabili, chiedi al governo degli Stati Uniti di sostenere la Corte penale internazionale e lo stato di diritto per tutti, compresi gli americani, esattamente come promesso a Norimberga dal procuratore capo degli Stati Uniti, il giudice Robert Jackson. Ma non rischiare l’Armageddon.
Se avrò la miserabile fortuna di trovarmi solo tra le macerie e l’oscurità di un mondo abitato principalmente da scarafaggi, il pensiero “Beh, almeno abbiamo resistito a Putin”, non mi conforterà nel mio monologo interiore. Sarà subito seguito da questi pensieri: “Chi ha deciso di rendere così potente quel piccolo cretino? Avrebbero dovuto esserci altri millenni di vita, amore, gioia e bellezza. Avrebbe dovuto essere una nota a piè di pagina in oscuri testi di storia”.
Ma qual è, vi chiederete, l’alternativa al rischio di una guerra nucleare? Sdraiarsi e dare agli invasori tutto ciò che vogliono? Anche se sarebbe davvero un’alternativa preferibile, ce ne sono di migliori disponibili e lo sono sempre state.
Un’alternativa sarebbe perseguire il cessate il fuoco, i negoziati e il disarmo, anche se ciò significa scendere a compromessi con la Russia. Tenete presente che i compromessi sono imprese a doppio senso: questi coinvolgerebbero anche la Russia che scenderebbe a compromessi con l’Ucraina.

Continue reading David Swanson: Cosa c’è di peggio che rischiare l’apocalisse nucleare?