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CONTINUA A MORIRE IN CARCERE CHI NON DOVREBBE STARCI

carcere_sulmona_2L’ennesimo suicidio nella casa di reclusione di Sulmona dovrebbe richiamare le istituzioni regionali e nazionali ai propri doveri ma poco confido nella sensibilità di un governo che è garantista soltanto nei confronti di chi sta ai piani alti delle gerarchie economiche e politiche.

1) IN ABRUZZO NIENTE GARANTE DEI DETENUTI

Riteniamo grave l’atteggiamento dilatorio della maggioranza e ricordiamo che langue in commissione la nostra proposta di legge per l’Istituzione dell’Ufficio del Garante regionale delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale (figura già operativa da anni in molte altre regioni italiane).

2) ABOLIRE LE “CASE LAVORO”

Come ha già fatto il Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna proponiamo che anche l’Abruzzo approvi una proposta di legge per l’abrogazione delle norme del Codice penale che prevedono la reclusione in una Casa di Lavoro da consegnare alle Camere ai sensi dell’articolo 121 della Costituzione.

L’opinione pubblica forse non ha consapevolezza che l’internato che si è suicidato non era recluso sulla base di una condanna bensì sulla base di una norma risalente al codice fascista mai abrogata.

L’Abruzzo ospita a Sulmona la più sovraffollata di queste sezioni come ha giustamente riferito la stampa.

Quello che forse non a tutti è chiaro è che l’assegnazione a tali istituti avviene alla fine della pena detentiva carceraria, quando una volta scontata per intero la condanna, la persona anziché essere rimessa in libertà, è sottoposta a una ulteriore misura di sicurezza, a discrezione del magistrato.

Questo reperto archeologico giuridico determina la paradossale condizione di “detenuto senza pena”.

Tra l’altro codice penale e ordinamento penitenziario prevederebbero l’obbligatorietà del lavoro all’interno di queste strutture, ma la situazione di sovraffollamento rende impossibile la concretizzazione di tale prescrizione rieducativa.

E’ ora che il Parlamento cancelli queste norme.

 

Maurizio Acerbo, consigliere regionale PRC

1 comment to CONTINUA A MORIRE IN CARCERE CHI NON DOVREBBE STARCI

  • as

    Intanto che qualche parlamentare stacchi le mani dalle tette di qualche 17enne per impugnare una penna e siglare l’abolizione di una legge dimenticata nell’abisso brocratico di questa repubblica, non uno, ma purtroppo ancora molti detenuti dovranno morire.
    Leggevo oggi un dossier pubblicato da Repubblica in cui venivano illustrate nuove “tendenze” del recupero sociale del detenuto, organizzate all’interno delle carceri, soprattutto americane, ma anche di qualche istituto minorile delle Capitale. Meditazione trascendentale, corsi di HipHop,musica, teatro… ridurre un istituto di pena ad una semplice casa lavoro è il suicidio dell’anima. Come si può intervenire da libero cittadino stufo di aspettare che qualche uomo politico si interessi alla questione?
    Dove ci si può informare su associazioni che organizzino corsi culturali all’interno degli case circondariali? Come si può fare a proporre un’idea per il carcere di via Lamaccio, per quello di San Donato o per quello di Castrogno?

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