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Un inedito di Rosa Luxemburg

In Italia non ci ha pensato nessuna casa editrice finora ma in lingua inglese stanno pubblicando le Opere Complete di Rosa Luxemburg curate da Peter Hudis. Speriamo che poi ne arrivi un’edizione italiana. Lenin in persona consigliò che fossero pubblicate e lette dalle generazioni successive di militanti. Pubblico la traduzione di questo articolo che lo stesso Hudis ha anticipato sul sito della casa editrice Verso Books e che sarà contenuto nel quarto volume delle Opere (1905-1909).  Si tratta di un inedito, “Critica nel movimento operaio”, originariamente pubblicato in polacco in Czerwony Sztandar, n. 39. 9 gennaio 1906, pagg. 1-2.

Le rivoluzioni borghesi, come quelle del secolo decimottavo, passano tempestosamente di successo in successo; i loro effetti drammatici si sorpassano l’un l’altro, gli uomini e le cose sembrano illuminati da fuochi di bengala; l’estasi è lo stato d’animo d’ogni giorno. Ma hanno una vita effimera, presto raggiungono il punto culminante: e allora una lunga nausea si impadronisce della società, prima che essa possa rendersi freddamente ragione dei risultati del suo periodo di febbre e di tempesta. Le rivoluzioni proletarie invece, quelle del secolo decimonono, criticano continuamente se stesse; interrompono ad ogni istante il loro proprio corso; ritornano su ciò che già sembrava cosa compiuta per ricominciare daccapo, si fanno beffe in modo spietato e senza riguardi delle mezze misure, delle debolezze e delle miserie dei loro primi tentativi; sembra che abbattano il loro avversario solo perché questo attinga dalla terra nuove forze e si levi di nuovo più formidabile di fronte ad esse; si ritraggono continuamente, spaventate dall’infinita immensità dei loro propri scopi, sino a che si crea la situazione in cui è reso impossibile ogni ritorno indietro e le circostanze stesse gridano: Hie Rhodus, hic salta! (1)

Queste parole furono scritte da Karl Marx 50 anni dopo, e oggi suonano come se fossero state scritte per i nostri tempi.
Le rivoluzioni proletarie differiscono dalle rivoluzioni borghesi, innanzitutto, in quanto riguardano lavoratori che lottano per la propria causa. In questa lotta devono dipendere dalle proprie forze, facendo uso di ogni passo falso per la lotta futura, imparando sempre, meditando sempre se il percorso che stanno percorrendo è buono e se i mezzi che stanno usando porteranno al loro obiettivo. I lavoratori, che hanno un compito così importante da svolgere, non hanno il tempo o l’opportunità di un’attenta e precisa osservazione delle cose per anni prima della lotta. La maggior parte del popolo uscirà fuori solo quando l’ora sarà giunta, e solo durante la lotta si chiariranno, attraverso l’aiuto della parte del proletariato che la socialdemocrazia ha già reso consapevole, la natura del loro avversario e dei loro obiettivi.

Durante la lotta, mentre le vittime cadono tutt’intorno, mentre il proletariato abbatte il suo nemico, esso impara, esso educa se stesso. Un risultato vittorioso dipende dal grado di quella coscienza.
In che modo i membri del proletariato diventano consapevoli? Leggono opuscoli, appelli e periodici. Ascoltano discorsi di persone che danno consigli su varie cose. Devono pesare per se stessi quali di queste cose sono giuste, poiché tale considerazione è la base per scegliere quale strada prendere. Pertanto, il presupposto più importante per aumentare la coscienza proletaria all’interno della lotta stessa è l’esercizio delle libertà di riunione e di stampa. Vale a dire, il proletariato lotta per la libertà di riunirsi, discutere dei suoi affari e attraverso pubblicazioni stampate liberamente impara a conoscere i suoi amici e nemici. Se la prima condizione per accrescere la consapevolezza del proletariato è che i lavoratori strappino dalle mani del governo le libertà di riunione, parola e stampa, la seconda è quella di trarre pieno vantaggio da quelle libertà, in modo che i ranghi dei combattenti si impegnino liberamente nelle discussioni critiche. La libertà di parlare e pubblicare è una condizione preliminare al raggiungimento della coscienza da parte del proletariato; il secondo è che il proletariato non ponga alcuna limitazione su se stesso, che non dica: “Possiamo discutere questo, ma non quello”. I lavoratori coscienti di tutto il mondo lo capiscono e cercano sempre di dare anche al peggiore dei loro nemici il diritto di spiegare liberamente le sue opinioni. Dicono: “Lascia che anche i nemici dei lavoratori esprimano le loro opinioni, in modo che possiamo rispondere a loro, e così le masse lavoratrici possono capire da sole chi è un amico e chi un nemico”.

La parte cosciente del proletariato, la socialdemocrazia, è, rispetto a questi argomenti, un guardiano della libertà di parlare, discutere e criticare. Solo in tale fuoco incrociato i lavoratori possono chiarire le questioni a se stessi e sviluppare le loro opinioni. Nella lotta attuale, quando questioni così pesanti gravano sulle spalle del proletariato di Russia e Polonia, la discussione è ancora più necessaria e la critica è tanto più essenziale. La socialdemocrazia lavora anche per dimostrare con esempi e modelli, sempre e ovunque, i suoi benefici per i lavoratori.

Il PSP agisce in modo abbastanza diverso. (2)

I rapporti dalle centinaia di associazioni dei lavoratori ci informano che nelle riunioni in cui i membri del PPS mettono insieme la maggioranza, le voci dei membri di altri partiti vengono assolutamente messe a tacere e dove invece sono una minoranza, cercano di chiudere la discussione gridando e combattendo.
Non siamo sentimentalisti. Non pronunceremmo una parola di riprovazione se di tanto in tanto forti passioni portassero a una rissa, o anche se il tumultuoso carattere della discussione influisse sul suo pacifico svolgersi. Quando combatte per questioni che il proletario considera sacre, diventa appassionato e non avendo una mente come una macchina, permette al suo sangue di avere la meglio sulla prudenza. Ma uno o due incidenti non sono quelli in gioco qui; è il sistema. Le pile di relazioni su questo argomento non sono l’unica prova; la stessa tattica del PPS lo attesta. Da quando è nato, il PPS ha chiuso gli occhi, con l’ottusità di uno sciocco e l’idiozia di un clown, all’esistenza stessa delle differenze di piattaforme tra i socialisti polacchi, differenze che riguardano i problemi alla radice del nostro movimento. Per PPS, la Social Democrazia, il primo partito con un programma politico che applicava il socialismo scientifico alle condizioni polacche, come riconosciuto dai più eminenti rappresentanti dell’Internazionale, era un branco di facinorosi, intriganti, portatori di “dilemmi”. (3)

Ciò, tuttavia, non era dovuto solo alla loro mancanza di senso di assurdità o alla loro completa ignoranza. All’interno della loro recalcitrante, cocciuta auto-umiliazione c’era una certa intuizione “tattica”.
Il PSP ha fatto di tutto per non esporsi mai a una discussione con i suoi avversari davanti alle masse lavoratrici, facendo ogni sforzo per evitarlo, in modo che le masse non ascoltassero alcuna critica al suo programma. In effetti, poiché tale critica ha portato solo alla faziosità, allora è stato perso tempo. Ai lavoratori che erano membri del PSP non era permesso portare le pubblicazioni di altri partiti nell’organizzazione. Dovevano credere a ciò che diceva il PSP, proprio come i cattolici si suppone che credano a ciò che insegna la chiesa.
Proprio come le chiese si aspettano che le loro “piccole pecorelle” credano nelle parole del pastore e non ribattano, così il PPS instilla nelle masse alcune idee, come articoli di fede, usando ogni mezzo in suo potere per impedire ai membri del partito di incontrare gli argomenti di avversari, denunciando ogni differenza di opinione nei ranghi del loro partito come disorganizzazione e faziosità, e tentando di formare non una squadra di operai coscienti, che pensano in modo critico, ma una chiesa di credenti. Hanno ridotto a fanatici i loro sostenitori, avvolgendo le loro menti con una nuvola di credenze così densa che nessuna luce poteva brillare dentro. Il loro lavoro non era quello di accrescere la coscienza dei lavoratori, ma di distorcere le loro menti.

Noi, viceversa, tentiamo di fornire le pubblicazioni del PSP alla nostra organizzazione, perché per noi si tratta della costruzione autosufficiente della coscienza proletaria.

Oggi, poiché i socialdemocratici tengono discorsi a centinaia di manifestazioni, dal momento che il PSP non può radunare i suoi membri in circoli segreti per proteggerli dalle critiche, e poiché le critiche, allo stesso modo, non possono essere nascoste o tenute lontane dai suoi membri, il partito tenta di non consentire discussioni libere o di convincere le masse che è dannoso. Durante una lunga serie di manifestazioni, questo è ciò che abbiamo sentito dagli oratori di PSP: “Compagni, ora non è il momento delle discussioni, né il momento di litigare, perché la battaglia è alle porte”.

Noi diciamo in risposta,

Proprio perché la battaglia è alle porte, dobbiamo discuterne in modo che la sua natura diventi chiara per noi.

Se qualcosa metterà fine alla divisione politica del proletariato, sarà la discussione, sarà la critica.
Se il PPS ritenesse di poter salvare i suoi argomenti dalla sconfitta, dovrebbe volontariamente desiderare di esporre i suoi giudizi alla luce della critica.
Ma il PPS sa quanto sia debole la sua posizione e utilizzerà ogni possibilità per sfuggire alle critiche.

Cosa si può fare?

Mostriamo alle masse in ogni occasione la necessità di criticare e discutere. Diamo il buon esempio attraverso il nostro comportamento nei confronti dei nostri avversari; mostriamo, come abbiamo dimostrato fino ad ora, che le nostre parole concordano con le nostre azioni e che anche nei circoli dei sostenitori della PPS, c’è un crescente malcontento per le sue attività dannose e immorali intese a non discutere. Nei casi in cui i sostenitori della PPS sono la maggioranza e, abusando di questa coincidenza, impediscono la discussione, lasciamo quel posto, lavoratori, pacificamente e attraverso una ferma protesta.
Quando un piccolo gruppo di loro tenta di impedire la discussione urlando addosso agli oratori, indichiamo pacificamente o con fermezza alla folla la base di tale condotta e costringiamo i trasgressori a lasciare il posto.
La libertà assoluta di critica e discussione è al centro degli interessi del movimento operaio, e deve essere perseguita a tutti i costi, se, per usare il grido di battaglia dell’Internazionale, “la liberazione dei lavoratori deve essere opera dei lavoratori stessi.”(4)

  1. celebre citazione da Karl Marx, Il diciotto brumaio di Luigi Bonaparte: https://it.wikipedia.org/wiki/Hic_Rhodus,_hic_salta
  2. Il Partito Socialista Polacco, il principale antagonista della Luxemburg all’interno del movimento operaio polacco. Vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Luxemburg
  3. Il PSP, da parte sua, si considerava parte del movimento socialdemocratico e lottò duramente per essere riconosciuto dalla Seconda Internazionale come suo principale rappresentante in Polonia. La storia ricostruita succintamente su https://it.wikipedia.org/wiki/Partito_Socialista_Polacco
  4. La famosa frase è tratta dall'”Indirizzo inaugurale dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori” (Prima Internazionale), scritte da Marx nel 1864.

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